Mentre il dibattito è incentrato sul green pass, la terza dose e l'intercettare i 3 milioni di over 50 senza vaccino, la ricerca prosegue nel proprio lavoro lontano dai riflettori, arrivando a risultati interessanti. L'obiettivo è frenare la diffusione del coronavirus e allora si va dallo spray al cerotto con microaghi, dal vaccino «che si mangia» ai cibi che bloccano il virus. Fino a oggi nessuno tipo di spray è stato approvato per fornire l'immunità della mucosa nel naso, la prima barriera contro il virus prima che raggiunga i polmoni. In realtà una simile somministrazione «può stimolare l'immunità sia sistemica che mucosale e ha il vantaggio di essere una procedura non invasiva adatta all'immunizzazione di grandi popolazioni- afferma il prof. Navin Varadarajan, dell'Università di Houston MD Anderson, nello studio pubblicato su Science- il vaccino è sicuro, produce risposte rapide e suscita una immunità completa». Sempre sullo spray nasale ma usando anticorpi prodotti da lama e cammelli è la ricerca del Rosalind Franklin Institute UK. Dimostra che i nanoanticorpi si legano strettamente al virus, neutralizzandolo nella coltura cellulare riducendo i segni della malattia in animali infetti. I nanoanticorpi si producono in grandi quantità in laboratorio, «sono più economici, si autosomministrano a casa direttamente per le vie aeree con un nebulizzatore o uno spray nasale», afferma il professor Ray Owens nella ricerca pubblicata su Nature Communications. Sulla necessità di ovviare alle regole di conservazione dei vaccini hanno lavorato due team separati di ricercatori, ottenendo un vaccino cerotto con microaghi: il gruppo Cina-Korea-Svezia sulla rivista ACS Nano ne ha realizzato uno a DNA con cento microaghi biodegradabili, che penetra in modo dolore nella pelle. Per adesso è testato sui topi e ha dimostrato delle forti risposte anticorpali e delle cellule T e soprattutto è conservato a temperatura ambiente. Gli scienziati dell'Università di Stanford e della Carolina del Nord a Chapel Hill hanno creato invece un cerotto stampato in 3D, con una significativa risposta anticorpale delle cellule T e dell'antigene specifico da 20 a 50 volte maggiore di un'iniezione sottocutanea. Questa maggiore risposta immunitaria (lo studio è su PNAS) potrebbe portare a un risparmio di dose, mentre altri vantaggi sono la minore invasività e danno dei tessuti nonché l'indipendenza dalla catena del freddo per la conservazione, autoapplicabilità e un futuro uso anche per altri tipi di vaccini noti. Infine due curiosità. Gli scienziati della University of California Riverside stanno studiando se possono trasformare piante commestibili come la lattuga in fabbriche di vaccini mRNA, in pratica il futuro dei vaccini potrebbe assomigliare più a mangiare un'insalata che a farsi un'iniezione al braccio. «Idealmente, una singola pianta produrrebbe abbastanza mRNA per vaccinare una singola persona», spiega il prof. Juan Pablo Giraldo. La chiave sono i cloroplasti, piccoli organi nelle cellule vegetali, che convertono la luce solare in energia. L'altro progetto parte dal presupposto che i cibi frenano la salivazione, diminuendo così il potenziale di trasmissione nell'aria.
I risultati dell'Università della Florida Centrale su Nature Scientific Reports, indicano che lo zenzero riduce la quantità di saliva espulsa da uno starnuto di oltre l'80% ed è efficace quanto una mascherina nel diminuire la distanza delle goccioline. L'amido di mais e la gomma xantana aumentano lo spessore della saliva rispettivamente del 5 e del 2.000%. Accorgimenti che non si sostituiscono all'uso della mascherina ma possono rafforzarne l'efficacia.
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