"Sputnik aiuterà l'Ue e lo dice pure Ema. Produrlo qui sarà utile"

L'assessore alla Salute del Lazio: "Filiera per i vaccini in Italia? Investimento strategico"

"Sputnik aiuterà l'Ue e lo dice pure Ema. Produrlo qui sarà utile"

«Deponiamo le armi e lasciamo stare la geopolitica, se si parla di vaccini la priorità è la messa in sicurezza di salute ed economia». L'assessore alla Salute del Lazio Alessio D'Amato consegna al Giornale un ramoscello d'ulivo politico sulla questione Sputnik e rivela che da parte di Ema non ci sono resistenze. La sensazione è che, forte di una gestione della campagna vaccinale che nel Lazio sta andando meglio della media, la Regione guidata da Nicola Zingaretti stia lavorando per accaparrarsi un asset strategico come la futura produzione di vaccini. Senza badare alle bandiere. Un atteggiamento pragmatico, visto che l'industria farmaceutica è uno dei comparti più forti nell'area a Sud di Roma.

Assessore, davvero produrre lo Sputnik in Italia serve come soluzione per l'attuale fase dell'epidemia?

«Produrre in Italia il vaccino, e non solo lo Sputnik, ha un valore strategico, basti pensare che, come ha detto il presidente Romani Prodi, al mondo serviranno 12 miliardi di dosi e, mettendo insieme tutte i produttori attuali, non si arriva a due miliardi. La pandemia non conosce confini ed eradicarla ovunque è interesse anche nostro».

Il Lazio ha già l'infialamento del vaccino ad Anagni, volete allargare il giro?

«Il distretto farmaceutico del Lazio produce il 38 per cento dell'intero export italiano del settore. È stato un errore da parte dell'Europa, e quindi anche dell'Italia, non aver pensato per tempo all'importanza di avere una filiera di produzione dei vaccini. Il Lazio sta già investendo sul vaccino Reithera che è in fase 2-3 e ora c'è questo dossier di Farmindustria sulla possibilità di nuove produzioni, noi speriamo che abbia un seguito e certamente non ci spiacerebbe ospitarle».

Non temete le complicazioni geopolitiche di Sputnik?

«Crediamo che sia ora di metterle da parte e deporre le armi per concentrarci sulla messa in sicurezza. Come ha saggiamente detto il presidente Berlusconi, l'obiettivo ora è accelerare sulla vaccinazione e per farlo servono le dosi di tutti i vaccini disponibili».

Ma voi chiedete di anticipare le decisioni di Ema?

«Noi non facciamo il lavoro di Ema, ma il punto è che non c'è nessuno contrasto. In questa comunicazione (l'assessore tira fuori la stampata di una mail, ndr.) Emer Cooke, il direttore esecutivo di Ema, ringrazia l'Aifa per la nomina di due ispettori italiani che fanno parte del team che ispezionerà lo stabilimento di produzione dello Sputnik V, la R-Pharm di Yaroslavl. I due ispettori sono stati vaccinati allo Spallanzani e Emer Cooke ringrazia dicendo che il successo dell'ispezione sarà fondamentale per la tempestiva autorizzazione e che lo Sputnik V contribuirà alla crescente disponibilità di vaccino nell'Unione europea. Noi diciamo solo che dobbiamo farci trovar pronti e ci dispiace che si sia creato un alone di mistero intorno a questo oibiettivo. La Federazione russa ha un accordo di cooperazione in tema di Sanità con l'Italia firmato dall'allora ministro Lorenzin e lo Spallanzani ha una partnership con l'Istituto di ricerca Gamaleya. Ma non c'è alcun mistero né strani interessi».

A proposito di programmazione: la gara tra categorie, avvocati, sindaci, psicologi, non è segno che è stata carente?

«Sì, il piano vaccinale era lacunoso, c'erano troppi margini di interpretazione. Noi, ci siamo consultati con Israele e usiamo il loro metodo a fasce di età. Siamo contenti che il piano del nuovo governo segua questa stessa linea».

A che punto è il Lazio?

«Oltre il

10% della popolazione. Ma servono più dosi: oggi facciamo 21mila somministrazioni al giorno e a questo ritmo abbiamo dosi per quattro giorni. Potremmo farne 60mila ma termineremmo subito le scorte. La sfida ora è questa».

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