Si aggirano tra ombrelloni e baite senza trascurare l'agriturismo perché, in fatto di vacanze, la sanno lunga. Ve li ritrovate in crociera, nei villaggi-club e nelle pensioni di mezza collina. Sicuramente (ci rivolgiamo, per ora, alle signore e signorine. Poi cambieremo musica) ne avete incontrato qualche esemplare. La spigliata interlocutrice li definisce cosi: «l'innamoratore», «l'ecologico» (chiamato anche «il verde»), «il cortese» (colui che ha rinunciato all'amor profano), «lo smemorato» (Oddio, chi sei? Chiede al risveglio), «il profilattico» (autentico maniaco nella salvaguardia da eventuali contagi immunodeficitari), «lo storico» (ridotto ai soli ricordi, dei quali però parla insolentemente), «lo sgomento», «il recordista» (altrimenti detto «il gunnista» perché ambisce ad entrare nel Guinness dei primati), «il funnista» (da funny, divertente), «il seikista» (dominato dal suo orologio Seiko il quale, passati i dieci minuti canonici, si mette a suonare, bip-bip, e la cosa finisce lì), «il massaggista», «il rumorista» (partner che enfatizza le manifestazioni sonore per far sapere al vicinato che in quel momento sta facendo quella cosa). Taluni sono adattissimi - sostiene la nostra aristocratica informatrice - per i mesi estivi. Altri vanno evitati come la peste. Impresa difficile perché anch'io, che pure mi considero esperta conoscitrice dell'animo umano, ed in specie di quello maschile, posso cadere nella trappola, tale e quale una novellina. Così, invece del «massaggista» che può non essere male a condizione di non abusarne, mi ritrovo per accompagnatore un «seikista» capace di farti saltare i nervi, di squinternarti i bioritmi, di rovinarti, insomma, la vacanza. Ma «l'innamoratore», chi è? «Età tra i trentacinque e i cinquanta - spiega paziente l'esperta che cade nelle trappole -, buona posizione, scapolo o divorziato. Uomo pericolosissimo nella pericolosissima fauna estiva. Dolce come il miele, soffice come la panna montata, generoso d'attenzioni. Con lui ti senti privilegiata, capace di aprirti la portiera della macchina, capace di comprarti due rose. Un maestro nel corteggiare senza calcare la mano. Ti sfiora un braccio solo dopo il quinto giorno di frequentazione. Ti dà il bacio della buonanotte, sulla gota, dopo una settimana di dai e dai. E tu l'avresti già abbandonato al suo destino se non fosse così diabolicamente premuroso. Non ti fa pesare nulla e con lui puoi permetterti di essere capricciosa. Ti senti sola e giù di corda? Lui è lì, apparso dal nulla, ad ascoltare le tue chiacchiere insensate. Ti senti brutta? Lui canta le tue incomparabili bellezze fra le quali annovera anche il poplite, descritto in termini di assoluta poesia. Detto così non sembrerebbe tanto male ma l'innamoratore disdegna le avventure, non concepisce la clandestinità. Cerca la relazione, l'intreccio amoroso, l'affinità elettiva. Per lui ogni donna che gli capita per le mani è la donna della sua vita. Imbastisce progetti, pensa già a dove trascorrere, insieme, le vacanze del prossimo anno e se una volta in città preferisci ospitarlo o invece desideri trasferirti nel suo appartamento. Non si accontenta di essere innamorato. Pretende che anche tu lo sia. Guai a dirgli che con lui stai bene ma non lo ami. Facendo così lo uccidi». E «l'ecologico»? «Solerte rompiscatole al quale non va mai bene niente. Ti obbliga a disastrose camminate tra sassi e rovi per raggiungere quello scoglio impraticabile dove si sente in perfetta comunione con te e con la natura. Ti costringe a mangiare da cani, robaccia macrobiotica assolutamente priva di sapore. Se bevi una Coca ti pianta. Nemico del nucleare, del petrolio, del carbone, dell'energia elettrica, delle automobili (ma idolatra la bicicletta: su questo punto occorre essere intransigenti, sennò ti riduce ad una Canins impegnata sul Tourmalet), se al ritorno da una scarpinata trova il suo frigobar in panne dà di matto. Il «verde» risulta tuttavia buon amatore, ruspante e schietto. In genere Io si pianta a fine stagione tirando un sospiro di sollievo: senza quel cerbero alle costole torni ai vecchi cari taxi (per lui qualsiasi meta è «dietro l'angolo»), agli hamburger, alle bibite gassate e piene di divertentissimi colori artificiali. Getti al rogo sbrindellate T-shirt con la scritta no nuke o Energia solare? Sì grazie. Senza dire che in autunno, dopo due mesi di scarpe da jogging, ti fa anche piacere calzare quaranta centimetri di tacchi a spillo che slanciano la coscia. La lusinga di conoscere gli identikit degli altri esemplari, dello «sgomento» e del «cortese», è forte. Ma la frivolezza poco si addice al tentativo di fare un bilancio sullo stato dell'amore. Taluni Maestri assicurano che nulla è cambiato e che l'amore è quello di sempre salvo aggiustamenti di poco conto. Essi dicono che Abelardo ed Eloisa si comportavano grosso modo così come si comportano Maria Rossi e Giuseppe Bianchi, i signori Qualsiasi. Altri Prolifici Pensatori sostengono viceversa che qualcosa è cambiato. A suffragio delle loro tesi esibiscono sondaggi e inchieste dove tutto è stato percentualizzato. La loro opinione è questa: tra il Sessanta e il Settanta si è verificato il ben noto boom del sesso (altrimenti detto «liberazione sessuale») che ha finito per contaminare il sentimento dell'amore. Il diciottenne pre-boom che corteggiava una ragazza (allora, salvo impertinenti eccezioni, era l'uomo il corteggiatore palese) doveva sottostare ad una serie di regole di comportamento. Desmond Morris le ha elencate puntigliosamente, dall'incrociarsi degli sguardi al primo contatto epidermico (rappresentato dalla stretta di mano) sino a dove, gradino dopo gradino, si arrivava previo fidanzamento. L'obiettivo finale, il target, era, inutile fare gli ipocriti, la conquista fisica del soggetto amato. Come scalare una parete rocciosa di sesto grado, il compito si presentava arduo, pieno di insidie e di possibilità di passi falsi. Soprattutto, e questa è la cosa più importante, ci voleva tempo. Durante quel tempo i sentimenti amorosi a diciamo così apparentemente platonici, avevano l'opportunità di maturarsi fino a diventare la «cotta», ben noto fenomeno del quale cadevano vittime cacciatore e preda. Essendosi modificato il comune senso del pudore e della morale l'approccio fisico risultò, negli anni del boom, assai più sbrigativo. Niente arrampicate né sermenti né solenni promesse d'eterno amore. Si chiedeva (e si chiede) «Sì o no?». L'interscambio sessuale ne guadagnò in sveltezza. Chi ci rimise fu il sentimento. Su tale ribollente stato di cose intervenne il femminismo con una mozione d'ordine decisamente ardita. Rivendicando questo e quello lo zoccolo duro del femminismo annunciò al popolo dei maschi che anche la donna si diletta a praticare il sesso. Che garbava anche a loro, garbava eccome. Ne avevamo sempre avuto il sospetto, ma per secoli il comportamento femminile sembrava dettato da un sovrano disinteresse per la faccenda che al dunque veniva considerata come un ineluttabile sacrificio al quale bisognava arrivare in istato di turbamento alcolico, di euforia psicomotoria provocata da valzer e charleston o smarrimento causato da ripetute (e mendaci) minacce di suicidi se mai non veniva concessa la «prova d'amore». In mancanza di tali alibi precostituiti, c'era sempre il tardo-pentimento, il «Ma cosa mi hai fatto fare!» sovente seguito da un sorprendente «Mi hai ingannata!». Affabulazioni mattiniere che servivano a far salve almeno le apparenze.
L'approccio-lampo unito alla più o meno esplicita conferma che anche alle donne non dispiace commettere atti impuri, non potevano - assicurano Maestri e Pensatori - non mutare i termini della questione amore.1 agosto 1985
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