"Lo Stato alzi il regime forfettario alle Partite Iva pronte ad assumere"

Il dentista dei vip: "Tetto a 115mila euro se c'è un dipendente e a 145mila con due. Sarà un volano"

"Lo Stato alzi il regime forfettario alle Partite Iva pronte ad assumere"
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«Lo Stato deve dare la possibilità a chi è in regime forfettario fino a 85mila euro di redditi di arrivare a 115mila euro con un dipendente e a 145mila se ne assume due». Giovanni Macrì, dentista dei vip con la passione per la finanza pubblica, ha elaborato una proposta di modifica del regime agevolato per professionisti e partite Iva. E, come racconta, «molti economisti e politici mi hanno confermato che la mia proposta è praticamente a costo zero e, dunque, questo rafforza la mia convinzione nel portarla avanti».

Dottor Macrì, perché insiste in un periodo di difficile congiuntura per le finanze pubbliche?

«Perché? Perché assumere un dipendente determina una diminuzione del mio vantaggio fiscale: su 85mila euro pagare 30mila euro di retribuzione abbassa il vantaggio fiscale a 55mila euro. Se, invece, si salvaguarda il plafond fino a un massimo di due dipendenti, cioè fino a 145mila euro, senza nessun onere per lo Stato su quei 30mila euro il datore di lavoro fa da sostituto di imposta per l'Irpef, versa i contributi Inps che possono servire a colmare il gap previdenziale o aiutare a pagare le pensioni vigenti e anche una parte di Inail».

Come le è venuta questa idea?

«Raggiungendo gli 85mila euro di soglia del regime di vantaggio c'è un blocco dell'attività. Ho tre figli, due dentisti e un avvocato, che si avvalgono di questo regime e quando si avvicinano al tetto massimo smettono di fatturare. Se, invece, si desse loro la possibilità di assumere una persona, ad esempio una segretaria che costa 30mila euro all'anno, si otterrebbe un aiuto per l'attività e anche un po' più di respiro: si potrebbe fatturare di più, generare un po' di ricchezze, ma anche acquistare più materiali di consumo che chi è in regime forfettario non può dedurre, nemmeno a livello di Iva per carta, toner per le fotocopiatrici e computer».

Effettivamente, non è detto che chi passa da 85mila euro a forfait che comportano 12.750 euro di Irpef, salendo a 115mila euro nel regime ordinario si trovi a pagare i circa 32mila euro di Irpef stimabili giacché comincia a scaricare l'Iva e a detrarre le spese per l'acquisto dei materiali. Un dipendente da 30mila euro annui lordi costa invece circa 3.500 euro di Irpef come sostituto di imposta oltre a 6.600 euro di contributi Inps e 1.200 euro di Inail, oltre a 17.250 euro di Irpef dovuta da aliquota a forfait.

«Insomma, se questa possibilità fosse estesa fino a 2 dipendenti con 60mila euro in più a forfait, compro più materiali, vado più in ufficio, metto più benzina nella mia macchina. L'Iva diventa un guadagno pulito per lo Stato perché non si può scaricare. Inoltre, avere un'altra persona che lavora vuol dire un'altra persona che consuma, che va in vacanza, che va al ristorante, che fa spese e si genera ricchezza e soprattutto si aumenta l'occupazione senza dover dare nessun incentivo».

Devo, però, fare l'avvocato del diavolo. L'Europa non apprezza i regimi di vantaggio perché creano disparità e limitano l'effetto redistributivo delle imposte.

«Se vivessimo in un'Europa ideale, sarei d'accordo, ma se in Olanda si paga lo 0% sulle nuove società, non comprendo la ratio della critica. In un'Europa dove si possono costituire società offshore in qualsiasi momento queste puntualizzazioni sono infondate. Se l'Europa fosse veramente unita ci sarebbe un'aliquota unica. Qui, invece, si tratta di creare posti di lavoro».

Ha parlato a qualcuno della sua proposta?

«Ne ho discusso con professori universitari e con politici. Tutti si sono detti d'accordo».

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