Jens Stoltenberg arriva alla Casa Bianca da Joe Biden in vista del vertice a Washington del mese prossimo per il 75° anniversario della Nato, e afferma che «l'Occidente deve far pagare alla Cina l'aiuto alla Russia» nella sua aggressione contro l'Ucraina. Dicendosi convinto, anche se può sembrare «un paradosso», che «il cammino verso la pace passa per la consegna di nuove armi». Il segretario generale ha incontrato il presidente americano per discutere i preparativi del summit che mira a inviare un messaggio decisivo di sostegno militare a lungo termine per Kiev. E parlando del Dragone, ha sottolineato come Xi Jinping abbia «cercato di creare l'impressione di stare in secondo piano in questo conflitto, ma la realtà è che Pechino sta alimentando il più grande conflitto armato in Europa dalla seconda guerra mondiale e, allo stesso tempo, vuole mantenere buone relazioni con l'Occidente». «Non può avere entrambe le cose. A un certo punto, e a meno che la Cina non cambi rotta, gli alleati dovranno imporre un costo», ha continuato.
Alla vigilia dell'incontro con Biden, in un'intervista al Telegraph, Stoltenberg ha avvertito che l'Alleanza Atlantica è in trattative per schierare più armi nucleari di fronte alla crescente minaccia da parte di Russia e Cina. La Nato, a suo parere, deve mostrare al mondo il suo arsenale per inviare un messaggio diretto ai nemici, e a questo proposito ci sono state consultazioni dal vivo tra i membri sul ritiro dei missili dai depositi e sulla loro messa in stand-by. «Non entrerò nei dettagli operativi su quante testate nucleari dovrebbero essere operative e quali dovrebbero essere immagazzinate, ma dobbiamo consultarci su questi temi, ed è esattamente quello che stiamo facendo», ha spiegato, ribadendo che la trasparenza sul nucleare deve essere la pietra angolare della strategia dell'Alleanza. L'obiettivo è la non proliferazione, ma «finché esisteranno le armi atomiche rimarremo un'alleanza nucleare, perché un mondo in cui Russia, Cina e Corea del Nord hanno armi atomiche e la Nato no, è un mondo più pericoloso». Pechino in particolare, ha avvertito, sta investendo massicciamente in armamenti moderni, e vorrebbe arrivare a possedere 1.000 testate nucleari entro il 2030. «Questo significa che in un futuro non molto lontano la Nato potrebbe dover affrontare qualcosa che non ha mai affrontato prima, due potenziali avversarie dotate di energia atomica: Cina e Russia. Naturalmente ciò ha delle conseguenze», ha detto ancora il segretario generale, aggiungendo che gli Usa e i loro alleati europei stanno attualmente modernizzando i loro arsenali.
Le parole di Stoltenberg hanno provocato una dura reazione del Cremlino, con il portavoce Dmitry Peskov che ha parlato di «un'altra escalation della tensione». Parlando di Ucraina, invece, il capo del servizio d'intelligence esterno di Mosca, Serghei Naryshkin è tornato sulla proposta di pace del presidente Vladimir Putin, affermando che se sarà respinta, Kiev dovrà affrontare in futuro condizioni «più difficili e dure» per arrivare alla fine delle ostilità.
La scorsa settimana Putin ha posto come condizioni per un cessate il fuoco e l'avvio di negoziati il ritiro delle truppe ucraine dalle quattro regioni (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson) parzialmente controllate dalle truppe russe e l'impegno ufficiale di Kiev a non aderire alla Nato. Inoltre le trattative dovrebbero poi portare anche alla cancellazione di tutte le sanzioni occidentali contro la Russia.
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