La strage dei profughi al largo della Calabria: "Colpa dei trafficanti di uomini, non di Ankara"

Fonti di intelligence spiegano i retroscena del naufragio costato 64 vite: "Mercantili hanno ignorato le richieste di aiuto"

La strage dei profughi al largo della Calabria: "Colpa dei trafficanti di uomini, non di Ankara"
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«Non scomodiamo Erdogan. Quella dei 64 migranti, tra cui 26 bambini, inghiottiti dal mare a 110 miglia delle coste della Calabria è una tragedia tremenda, ma la nostra intelligence non pensa sia imputabile a ragioni politiche. I rapporti con la Turchia sono ottimi e lo testimonia la presenza al G7 in Puglia del presidente turco. E sul fronte della lotta all'immigrazione c'è poco da contestare ad Ankara. Da inizio anno a metà maggio abbiamo registrato zero arrivi, dalla Turchia un record assoluto. Poi di colpo nelle ultime tre settimane abbiamo contato l'arrivo 13 imbarcazioni per un totale di 897 sbarchi. Ma è l'attività di bande criminali curde decise a prendere il controllo del traffico di uomini». Così una fonte del nostro governo che mantiene rapporti quotidiani con i vertici dell'intelligence spiega i retroscena della tragedia avvenuta domenica notte al confine tra la zona di ricerca e soccorso (Zona Sar) di competenza italiana e quella greca. «Dobbiamo anche renderci conto - continua la fonte - che in Turchia si contano 3,4 milioni fra migranti sfollati e richiedenti asilo provenienti da Afghanistan Siria e Iraq. In questo contesto la partenza di 13 imbarcazioni e il movimento di 890 persone - anche abbastanza facoltose visto che il biglietto" costa dai 5mila ai 6mila dollari - non è un movimento a cui si presta molta attenzione. Anche perché la corruzione contribuisce a distrarre le forze di sicurezza».

Ma il disastro è stato favorito anche da ragioni oggettive. La principale è il guasto alla radio del veliero che ha impedito, nei tre giorni in cui il natante è andato alla deriva, di lanciare l'allarme che sarebbe stato raccolto dal Centro di Controllo della nostra Guardia Costiera che avrebbe predisposto gli immediati soccorsi. L'altra ragione, più inquietante, è l'indifferenza di alcune navi mercantili transitate - secondo le testimonianze dei sopravvissuti - non lontano dal relitto ignorando le loro richieste di aiuto. Un disinteresse dietro il quale si nascondono le ragioni economiche delle compagnie di navigazione costrette - in caso di soccorso - a farsi carico dei costi per il trasferimento dei migranti in un porto sicuro. Un altro sospetto è legato alla posizione dell'imbarcazione in arrivo dalla zona Sar greca, dove i radar risultano spesso «spenti» per evitare operazioni di soccorso e l'obbligatoria accoglienza dei migranti. Sull'accaduto lavora la Procura della Repubblica di Locri, che sta coordinando le indagini.

Stando al racconto dei superstiti i migranti protagonisti del disastro erano in gran parte siriani, afghani e curdi e si erano imbarcati nei giorni scorsi da un porto della Turchia. «Ho parlato con un ragazzo che ha perso la sua fidanzata mi ha spiegato che a bordo c'erano soprattutto famiglie afghane.

Erano partiti dalla Turchia 8 giorni fa e da 3 o 4 giorni imbarcavano acqua - ha spiegato Shakilla Mohammadi, mediatrice interculturale di Medici senza frontiere, presente allo sbarco dei sopravvissuti a Roccella Ionica -. Lui gli altri che si sono salvati ci hanno raccontato che viaggiavano senza salvagente e che alcune barche non si sono fermate per aiutarli. Il loro racconto è stato straziante, il dolore si toccava con mano».

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