L'hanno uccisa dopo averla ingannata. Un'esecuzione brutale, selvaggia, colpi sparati al volto, che l'hanno sfigurata e resa irriconoscibile, se non per i vestiti che indossava. É morta così l'attivista e docente di economia Frozan Safi, 29 anni, una delle prime vittime del nuovo regime dei Talebani in Afghanistan. Poco prima di scomparire ha ricevuto una telefonata da un numero anonimo. Una persona che le consigliava di raccogliere tutte le prove del suo lavoro come difensore dei diritti delle donne e di partire per un rifugio. Frozan ha infilato documenti in una borsa ed è uscita di casa. Da allora, non si sono avute più sue notizie, fino al ritrovamento del corpo all'obitorio. Con tutta probabilità è caduta in una trappola.
«L'abbiamo riconosciuta dai vestiti. I proiettili le hanno distrutto la faccia» ha detto la sorella Rita, una dottoressa. «C'erano ferite da arma da fuoco dappertutto, troppe da contare, sulla testa, sul cuore, sul petto, sui reni e sulle gambe». Il suo anello di fidanzamento e la sua borsa non c'erano, ha poi aggiunto Rita. Frozan è stato il primo difensore dei diritti delle donne ad essere uccisa da quando è nato il nuovo Emirato islamico. Era scomparsa da circa due settimane, il 20 ottobre scorso. Il corpo è stato identificato in un obitorio nella città di Mazar-i-Sharif nel nord dell'Afghanistan.
Un portavoce dei Talebani, Qari Sayed Khosti, ha detto che altre tre donne sono state trovate morte con Frozan e che due sospetti sono stati arrestati. Le giovani sarebbero «state invitate in casa dai sospettati» I presunti colpevoli, ha precisato Khosti, hanno confessato di averle attirate nella loro abitazione. Non ha precisato se abbiano anche detto di averle assassinate, né fornito una motivazione per gli omicidi. Secondo Sayed Azim Sadat, direttore del Zainuddin Mohammad Babar Cultural Center, Frozan stava disperatamente tentando di lasciare il Paese. Temeva per la propria vita sotto il regime dei talebani e sperava di raggiungere il fidanzato, anche lui attivista ma già fuggito all'estero.
Queste morti sottolineano il senso di paura diffuso nell'Afghanistan controllato dai talebani, dove un'ondata di uccisioni di persone legate al governo precedente ha instaurato un'atmosfera di impunità. Da metà agosto, infatti le donne hanno tenuto regolari proteste contro i talebani, e hanno chiesto che i loro diritti fossero ripristinati. In Afghanistan le ragazze sono bandite dalla scuola secondaria, il nuovo governo è tutto composto da uomini e le donne sono state escluse dalla maggior parte degli sport e dei mestieri.
Gli estremisti hanno infatti condotto un giro di vite molto violento sul dissenso. Hanno picchiato le donne con bastoni elettrici, arrestato e torturato i giornalisti che seguono le proteste a favore dei diritti delle donne. Da quando i talebani hanno preso Kabul il 15 ottobre, migliaia di persone hanno lasciato il Paese, in parte nelle caotiche evacuazioni gestite da Usa e Nato. Le immagini della fuga disperata all'aeroporto di Kabul resteranno nella storia. Centinaia di persone hanno lasciato l'Afghanistan in aereo o via terra però chi non ha passaporto o visto è senza speranza.
Ma come scrive nella introduzione al suo romanzo tragico e sublime Le rondini di Kabul lo scrittore algerino Yasmina Khadra: «Solo chi non rinuncia ai sogni può sollevare le montagne e mettere in ginocchio i propri demoni». Frozan doveva pensarla proprio così.
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