Strage jihadista in Germania. L'urlo del killer: Allah Akbar

A Solingen 3 morti, le vittime colpite a caso. La pista del terrorismo: l'Isis rivendica. Fermato un 15enne: "Sapeva e non ha denunciato"

Strage jihadista in Germania. L'urlo del killer: Allah Akbar
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L'Isis ha rivendicato l'agguato di venerdì sera a Solingen, in Nordreno-Vestfalia, in Germania, in seguito al quale sono morti tre partecipanti alla festa della diversità che era in corso: un 57enne, un 56enne e una donna della stessa età provenienti da Solingen e da Düsseldorf. Sul selciato sono rimasti otto feriti, di cui quattro gravi. In una nota diffusa ieri lo Stato Islamico (Isis) ha rivendicato la responsabilità dell'attacco attraverso l'agenzia dell'Isis al-Amaq. Nella nota il gruppo ha affermato che l'aggressore è un «soldato dello Stato islamico» e ha attaccato un «raduno cristiano». L'attacco, prosegue la rivendicazione, è stato condotto «per vendicare i musulmani in Palestina e ovunque». Una rivendicazione che ha concluso una giornata in cui i sospetti di una matrice terroristica sono andati crescendo di ora in ora.

L'orrore si è consumato intorno alle 21,40 di venerdì presso il palco dove si stava esibendo il deejay Tobias Topic, che ha raccontato di aver continuato a suonare per «10-15 minuti, anche se è stato incredibilmente difficile», su richiesta del personale di sicurezza onde evitare il panico generale. Spente musica e luci, si sono accesi rabbia, paura, sgomento ed è partita la caccia all'uomo in una Solingen dove, terminata in anticipo la festa, è stato proclamato lo stato di eccezione. L'identikit dell'accoltellatore, ancora in fuga, descrive un uomo di 20-30 anni, alto 1,70-1,75 metri, aspetto mediterraneo o mediorientale, barba corta e fisico sportivo, abbigliato di nero. Per la polizia, l'autore degli accoltellamenti ha mirato deliberatamente al collo delle vittime. Secondo testimoni oculari, l'aggressore avrebbe gridato «Allah akbar», quel «Dio è grande» che è il motto dell'Islam utilizzato anche dai jihadisti.

A rafforzare la pista islamica, che prima della rivendicazione la procura di Düsseldorf aveva definito possibile, ci sono diversi elementi. Oltre alla descrizione dell'autore degli accoltellamenti e al grido durante i ferimenti, vi è quanto riferito da una vittima, secondo cui l'aggressore avrebbe frequentato una moschea di Solingen. Inoltre, ieri nella stessa città, un 15enne kirghiso è stato fermato perché avrebbe avuto un colloquio sospetto con l'attentatore, da cui sarebbe stato informato della sua decisione di «accoltellare tutti». Tuttavia, l'adolescente non ha informato le forze dell'ordine del piano dell'attacco e per tale motivo le manette sono scattate ai suoi polsi. Nella serata di ieri in un centro per rifugiati non lontano dalla zona dell'attentato è stato arrestato anche un siriano, definito dalla polizia «un testimone.

Mentre prosegue la caccia all'omicida, dalla politica giungono le consuete dichiarazioni che fanno seguito a un attentato. Il cancelliere Olaf Scholz ha affermato che l'attentatore «deve essere preso rapidamente e punito con tutta la severità della legge». Parole di prammatica, che non rimarginano le ferite delle vittime di Solingen né la lacerazione di una Germania colpita nella celebrazione di quella diversità di cui ha fatto una bandiera. Con quelli della stabilità politica e della potenza economica, il mito del multiculturalismo è ormai oscurato dalla realtà dei fatti. Sebbene vi si cullino ancora in molti, il sogno dell'accoglienza per tutti si è infranto su una coesistenza tra culture diverse sempre più complicata. Il governo federale stenta a fornire risposte concrete, spesso limitandosi ai grandi annunci, come quando nel 2023 Scholz dichiarò l'obiettivo di «espellere in grande stile» gli immigrati condannati o irregolari. Da allora, queste deportazioni sono aumentate di circa il 30% a 7.846, ma altre non hanno seguito anche a causa dei limiti imposti al fine di escludere il minimo sospetto di ritorno al passato più oscuro della Germania.

Gli stessi freni si applicano all'intelligence,

che negli ultimi mesi ha sventato diversi attentati jihadisti spesso grazie a segnalazioni dei servizi segreti alleati. L'avvertimento dall'estero deve essere mancato prima degli accoltellamenti alla Festa della diversità.

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