Strage di Pioltello, la procura: "Condannare i vertici di Rfi"

Tra i nomi l'ex ad Maurizio Gentile, chiesti 8 anni e 4 mesi. "Disastro dovuto alle responsabilità della Rete ferroviaria italiana"

Strage di Pioltello, la procura: "Condannare  i vertici di Rfi"
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I tempi della manutenzione della linea ferroviaria, molto trafficata per via della presenza di treni regionali, treni merce, treni dell'Alta velocità, «erano incompatibili con gli obiettivi aziendali». E il disastro ferroviario di Pioltello, in cui rimasero uccise tre persone e altri 200 furono ferite, non fu un «fatto occasionale, bensì è riconducibile alla colpa che arriva fino ai vertici aziendali» e quindi all'ex amministratore delegato Maurizio Gentile, per cui è stata chiesta la pena più alta, ovvero 8 anni e 4 mesi di carcere. È questa, essenzialmente, la tesi dell'accusa, nel processo sul deragliamento del treno regionale 10452 Cremona-Porta Garibaldi, poco prima delle 7 del mattino, il 25 gennaio 2018 (foto). La procura ha sostenuto che i comportamenti «omissivi e quindi dolosi» dell'azienda Rfi (ritenuta responsabile ai sensi della legge 231) siano in sostanza riconducibili all'esigenza di limitare i costi economici (e non solo) che un rallentamento della circolazione in quella tratta avrebbe causato. Tutti i vertici per i quali è stata chiesta la condanna avrebbero agito «nell'interesse della società». Per i pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, che hanno ricostruito le responsabilità di tutti gli otto imputati (sono state chieste anche tre assoluzioni) in particolare Gentile è un «garante, ed è di fatto il datore di lavoro che ha anche poteri di spesa e non può spogliarsi dei suoi obblighi di legge». Si è arrivati quindi alla richiesta di condanna, oltre che per Gentile, a 6 anni e 10 mesi per Andrea Guerini, allora responsabile della Linea Sud della Direzione Territoriale Produzione (Dtp) di Milano, a 6 anni e 10 mesi per Marco Albanesi (in qualità di Responsabile dell'Unità di Brescia), a 7 anni e 10 mesi per Vincenzo Macello, Direttore della Direzione Territoriale Produzione (Dtp) di Milano, e a 8 anni e 4 mesi per Umberto Lebruto, all'epoca direttore della Direzione Produzione di Rfi. La procura ha sostenuto che è la «società stessa ad accettare il rischio di rottura dei giunti delle rete. Questo rappresenta una grave scorrettezza nei confronti dello Stato che versa milioni di euro per la manutenzione», ma anche una «grave slealtà nei confronti dei passeggeri e dei «lavoratori dell'impresa che non hanno alcuna conoscenza e coscienza di ciò che riguarda la manutenzione». «Per il Dio denaro ci sono stati tre morti e tanti feriti», le parole di Ileana, una delle sopravvissute al disastro ferroviario dopo l'udienza.

«Le richieste di condanna non hanno alcun fondamento probatorio e si fondano su un pregiudizio che non dovrebbe mai trovare ingresso in un'aula di tribunale», il commento di Ambra Giovene, che difende Lebruto e Macello.

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