Proseguono le operazioni di recupero dei corpi delle 67 vittime del disastro aereo sui cieli di Washington, e allo stesso tempo si indaga sulle cause che hanno portato alla tragedia.
Sino ad ora i resti di 41 vittime sono stati recuperati nelle acque del fiume Potomac (incluse le tre persone che volavano sull'elicottero militare), mentre Todd Inman, membro del National Safety Transportation Board, organismo incaricato di stabilire le origini dell'incidente (il più grave negli Usa da oltre 20 anni) spiega che ci vorranno «diversi giorni» per ottenere le informazioni dalle scatole nere del Bombardier CRJ700 precipitato dopo la collisione. I funzionari dell'Ntsb sottolineano di non avere al momento «prove sufficienti» per stabilire o escludere determinate motivazioni, ma prevedono di pubblicare un rapporto preliminare «entro 30 giorni».
Il presidente Donald Trump, intanto, torna a intervenire sulla tragedia, e afferma che «l'elicottero volava troppo alto. Era al di sopra del limite dei 60 metri. Questo non è troppo difficile da capire». E il capo del Pentagono Pete Hegseth precisa: «Stiamo esaminando l'altitudine... qualcuno era all'altitudine sbagliata. L'indagine ci aiuterà a capire: il Black Hawk era troppo alto? Era sulla rotta? Al momento non lo sappiamo bene».
Come riporta il New York Times, la Federal Aviation Administration ha vietato a tempo indeterminato agli elicotteri lo spazio aereo sullo scalo della capitale. Ma il quotidiano, citando quattro fonti informate, riferisce pure che il Black Hawk potrebbe aver volato fuori dalla sua rotta di volo approvata, a un'altitudine superiore a quella consentita e ad almeno 800 metri dalla rotta designata. Se confermata, questa deviazione solleva serie preoccupazioni circa la conformità alle normative di volo nei momenti precedenti l'incidente.
Un'altra delle domande che per ora rimane senza risposta è perché nella torre di controllo un solo operatore stava facendo il lavoro di due persone. Secondo un rapporto preliminare interno della Federal Aviation Administration esaminato dal Nyt, il personale della torre di controllo del Ronald Reagan National Airport «non era normale per l'ora del giorno e il volume di traffico». Il controllore che stava gestendo gli elicotteri nelle vicinanze dell'aeroporto mercoledì sera, infatti, stava anche dando istruzioni agli aerei in fase di atterraggio e decollo, compiti solitamente assegnati a due persone. Come la maggior parte delle strutture del Paese, la torre del Reagan è carente di personale da anni, prosegue il quotidiano: a settembre 2023, secondo il più recente Air Traffic Controller Workforce Plan, era quasi un terzo al di sotto dei livelli di personale previsti, con 19 controllori completamente certificati, mentre la Faa ne prevede 30.
Intanto emerge che appena 24 ore prima della collisione mortale, un altro jet passeggeri in fase di atterraggio ha avvertito la torre di controllo che doveva interrompere la manovra.
Il motivo: rischio di collisione con un elicottero. Stesso copione giovedì 23 gennaio: in quella occasione il capitano ha informato i passeggeri che stava tenendo d'occhio un elicottero e che era necessario interrompere l'atterraggio.
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