Le amicizie pericolose delle sardine. Spuntano simboli nazi

Non solo lotta alla Lega. Tra le battaglie combattute dai "pesciolini" della sinistra anche quelle in favore dei diritti degli stranieri e dei palestinesi. Che vogliono imporre le loro idee con la violenza che le sardine dicono di voler combattere

Le amicizie pericolose delle sardine. Spuntano simboli nazi

"Nessuna bandiera, nessun insulto, nessuna violenza". Così scrivono le sardine in uno dei loro ultimi post su Twitter, ringraziando il mondo dell'informazione per la copertura mediatica data alle proprie iniziative in giro per l'Italia. Manifestazioni di piazza che hanno avuto grande successo tra i progressisti italiani. In particolare in Emilia-Romagna, la regione da sottrarre a ogni costo alle mire espansionistiche del centrodestra a trazione leghista.

Per il leader dei pesciolini della sinistra, Mattia Sartori, tutto sta andando a meraviglia. Eppure, da qualche tempo il movimento ha cominciato a prendere una brutta piega. Trasformandosi in qualcosa di nuovo. I cui effetti possono essere potenzialmente devastanti, come osserva oggi Silvana De Mari su La Verità.

Che le sardine appaiano come uno strumento manovrato dalle élite di sinistra, non è un mistero. Solo che adesso si stanno spingendo un po' oltre. Prima si limitavano a chiedere, a rivendicare. Ora pretendono. Sfruttando le potenzialità dei social, con i quali è possibile bypassare tv e giornali rivolgendosi senza filtri a milioni di persone. Non solo cittadini italiani, ma anche stranieri.

Ecco perché non sorprende più di tanto la nascita, a Napoli, delle sardine nere. La rivista Left le descrive così: "Nate all’interno del movimento Migranti e rifugiati di Napoli, sono stanche di 'parole e proclami': vogliono un piano di azioni concrete contro il razzismo, che li riguarda in prima persona. In quanto profughi, sans papier, titolari del permesso di soggiorno per motivi umanitari che Salvini ha voluto abolire".

Non chiedono: vogliono. La loro è una pretesa che si inserisce nel filone delle richieste delle sardine di Sartori, in lotta fin dall'inizio per l'affermazione dei valori di inclusione, integrazione e solidarietà. Tradotto, cittadinanza italiana per tutti. E se la politica non è d'accordo? Si va in piazza. Provando così a indirizzare la pubblica opinione.

Poi c'è l'altra questione. Che ha spinto qualcuno a tacciare le sardine di "oscurantismo". Quel qualcuno è Atussa Tabrizi, donna iraniana residente in Italia la quale ha accusato pubblicamente il movimento di Sartori per avere fatto salire sul palco, durante la manifestazione romana di piazza San Giovanni, Nibras Asfa, una ragazza musulmana di origini palestinesi che, nell'occasione, indossava il velo. "Perché gran parte di voi femministe e persone di sinistra date sempre la parola solo alle donne musulmane col velo? Perché non date mai voce a tutte quelle donne che ogni giorno lottano per toglierselo il velo, in Italia e nel mondo?", ha scritto Atussa in una lettera pubblicata su Micromega.

In questa lettera, la cittadina iraniana ha puntato il dito contro la legittimazione data dalle sardine all'Islam e ai palestinesi, titolari, ricorda La Verità, "insieme ai bosniaci di una divisione Ss, la tredicesima, personalmente fondata dal Gran Mufti di Gerusalemme". Abbracciare la causa palestinese, infatti, significa sponsorizzare le attività di Hamas, i cui miliziani "salutano ancora con il braccio teso". Inoltre, "uccidono gli omosessuali" scaraventandoli già dai tetti delle case e hanno uno statuto che "predica lo sterminio degli ebrei, e non solo degli israeliani".

Elementi che dovrebbero far riflettere le sardine.

Vittime, non si sa quanto consapevoli, di infiltrazioni che rischiano di compromettere gli appelli a "nessun insulto, nessuna violenza" diffusi a gran voce sui social network.

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