Spara balle, qualcosa resterà. Renzi crea la realtà con pillole di bugie messe lì al punto giusto. Solo che adesso tende a esagerare. Non si regge più. Come ieri, in direzione Pd, quando ha sparato almeno un paio di falsi d'autore, tra una minaccia al presidente del Senato Grasso e un attacco ai talk show del martedì, che fanno meno ascolti della replica di Rambo . Sul primo costringe perfino Mattarella a intervenire e scivola, con una mezza gaffe, sul diritto costituzionale.
Dice. Se il presidente del Senato Pietro Grasso dovesse aprire a modifiche all'articolo 2 si dovrebbero convocare Camera e Senato perché saremmo davanti a un fatto inedito. Falso. Come ha scritto il costituzionalista Michele Ainis sul Corriere della Sera : «Esiste almeno un precedente del 2005 riguardante la riammissione in Aula da parte dell'allora presidente Pera di quattro emendamenti giudicati inammissibili in Commissione. C'è inoltre da considerare che Grasso non vota in via diretta, ma potrebbe mettere la questione ai voti dell'Aula: sarà dunque l'eventuale costituzione di una maggioranza o meno tra i senatori a decidere le sorti dell'articolo 2». La mezza gaffe, prima di correggersi, è che voleva convocare insieme Camera e Senato, una sorte da seduta comune ingiustificata. Poi ha chiarito: «Intendevo i gruppi parlamentari del Pd».
Il bis lo concede sulle elezioni europee. Non abbiamo vinto le europee per gli 80 euro, racconta. La gente nemmeno lo sapeva. Infatti gli 80 euro sono arrivati in busta dopo il voto. Falso. È vero, che gli 80 euro sono entrati nella busta paga dei lavoratori a fine maggio 2014, una settimana dopo le elezioni europee, ma Renzi ha annunciato il provvedimento l'11 marzo 2014.
Mentre il 19 aprile il Consiglio dei ministri ha varato la manovra che ha consentito di garantire 80 euro in più al mese in busta paga per circa dieci milioni di lavoratori.Il voto delle europee è stato il 25 maggio 2014. A colpi di balle ormai inciampa sulle date.
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