La strategia cinese: rottamare la Nato, fingere imparzialità e dominare la Russia

Pechino nega di stare con Putin, ma non condanna l'aggressione all'Ucraina. L'obiettivo primario è sostituirsi alla leadership dei Paesi "che continuano a darci lezioni, ma ormai contano sempre meno"

La strategia cinese: rottamare la Nato, fingere imparzialità e dominare la Russia

L'Alleanza Atlantica? Un relitto del passato, che utilizza tattiche da Guerra Fredda. Parola di Xi Jinping, che non ha perso tempo per respingere le accuse di fonte Nato che più gli creano difficoltà: quelle di fare proprie e amplificare le false notizie prodotte dalla Russia a proposito della guerra in Ucraina. Accuse in realtà fondate: basta seguire i notiziari cinesi, schieratissimi dalla parte del Cremlino e dalla sua guerra d'aggressione, che però non viene chiamata con il suo vero nome. E ricordarsi che la Cina ben si guarda dal condannare nelle sedi internazionali (Onu in primo luogo) l'attacco militare russo a Kiev.

Qual è dunque la colpa della Nato secondo Pechino? Aver invitato tutti gli Stati del mondo, Cina inclusa, a sostenere l'ordine internazionale, e quindi il diritto dell'Ucraina a non essere aggredita. Un richiamo che mette Xi in difficoltà per una ragione molto semplice: il leader cinese ha stretto un'alleanza ferrea con Vladimir Putin, ma al tempo stesso pretende di negare di stare dalla sua parte se ciò significa mancato rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale di un altro Paese. Siccome Putin questo fa, le due cose non stanno insieme, e infatti Pechino annaspa nel tentativo di farcele stare. Noi siamo quelli afferma il suo portavoce presso l'Ue - che dall'inizio della crisi ucraina (crisi, notare bene, non guerra d'aggressione russa) hanno lavorato in modo costruttivo, obiettivo e imparziale per facilitare i colloqui di pace, la cessazione dei conflitti e per evitare una grave crisi umanitaria. La Nato invece «ha utilizzato tattiche da guerra fredda per provocare una rivalità di blocco».

Insomma, Putin invade l'Ucraina, annuncia con toni protervi di volerne decapitare la leadership «nazista», rade al suolo intere città e provoca la fuga in Europa di milioni di profughi (ovvero fa una guerra vera, che potremmo definire calda), ma è la Nato che, aiutando l'Ucraina a difendersi, dimostra mentalità da guerra fredda e provoca rivalità. Una bella imparzialità, non c'è che dire. Intanto, Pechino puntella Putin (e anche la propria economia, naturalmente) attaccando le «inutili» sanzioni contro Mosca, perché l'unica via è il dialogo: peccato che i negoziati russo-ucraini siano aperti da settimane senza alcun risultato, e non perché la Nato faccia la guerra fredda, ma soprattutto perché Putin non interrompe la sua guerra calda.

Dietro queste schermaglie sull'Ucraina, c'è il braccio di ferro di ben più lunga data tra Cina e Occidente. Il giornale del partito comunista Quotidiano del popolo scriveva ieri che «la Cina è stanca di ricevere lezioni da un gruppo di Paesi che rappresenta una parte piccola e sempre meno importante del mondo»: è questo un pilastro dell'azione politica internazionale di Xi, la lotta al ruolo egemonico americano ed europeo nel mondo che si esplica attraverso il G7 e la Nato. La Cina ambisce a prenderne il posto, e lo fa proponendosi come guida di un'alleanza globale di Paesi minori uguali (a parole) tra loro e usando nella sua propaganda il costante invito a dialogo e moderazione. Valori che Xi ben si guarda dall'applicare all'interno della Cina (dove ogni opposizione è repressa «nell'interesse superiore nazionale»), in ciò mostrando sintonia perfetta con il suo alleato Putin.

Ricapitolando. Punto primo: non è affatto vero che la Nato sia un relitto del passato. Al contrario, essa serve nel presente a evitare di subire aggressioni di imperialisti travestiti da vittime di inesistenti minacce. Infatti l'imperialista Putin colpisce là dove la Nato non c'è. Punto secondo: chi in Occidente scommette sulla Cina come mediatore si illude, perché è vero che Xi vuol salvare il ricchissimo business cinese con l'Occidente, ma certo non rinuncerà al rapporto strettissimo con una Russia che conta presto di dominare. Xi si unisce all'India nel chiedere il cessate il fuoco in Ucraina, ma pensa a condizioni di pace favorevoli a Mosca e in pubblico rispedisce al mittente (lo ha fatto ieri col premier britannico Johnson) le richieste occidentali di fare pressioni su Putin: imparziale non sarà mai.

E da ultimo: la storia passata e presente del Pc cinese insegna che la sua dirigenza, ossessionata dal timore di perdere il potere, vive immersa nella mentalità da guerra fredda, e che rivolge la stessa accusa agli occidentali a scopo di propaganda. Purtroppo, trova sempre qualcuno disposto a crederci.

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