La strategia del rettore. "La sfida oggi è attirare gli studenti dall'estero"

Le università italiane scalano le vette. Francesco Billari è rettore della Bocconi

La strategia del rettore. "La sfida oggi è attirare gli studenti dall'estero"
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Seconde in Europa, settime nel mondo. Le università italiane scalano le vette ma non è solo un semplice vanto. È una necessità legata al calo demografico, ma non solo. «Direi che è una questione di vita di morte».

Francesco Billari, è rettore della Bocconi che di primati se ne intende. Perchè è così importante essere nei ranking internazionali?

«Ogni anno ormai il numero dei diciottenni in Italia cala del 3 per cento. Se li cumuliamo, nei prossimi 10 o 20 anni il numero è drammatico. Dobbiamo compensare, sia facendo in modo che molti più ragazzi italiani si iscrivano all'università, migliorando il sistema scolastico. Sia diventando attrattivi per il resto del mondo. Ecco perché è importante che il sistema Italia sia sulla mappa globale. E le dirò di più...».

Dica.

«Non è fondamentale la singola posizione, non conta il settimo o il decimo posto per intendersi, ma essere presenti come sulla mappa internazionale. Non solo come sistema-Italia, ma anche nello specifico, come sistema-Milano. Gli studenti scelgono non sole università ma anche le città, specie per quelle più grandi. E quindi siamo felici anche quando le nostre cugine milanesi vanno bene».

Come si stanno attrezzando le università italiane per competere con gli atenei internazionali?

«Intanto cercando di essere attrattivi anche per i docenti e i ricercatori perché sono loro poi che costruiscono i risultati dei ranking. E poi offrendo corsi sempre più in inglese. Altrimenti è difficile se non impossibile attirare studenti. Ovviamente con qualche eccezione, per gli studi del latino o in generale delle lingue classiche. Ma la regola per la circolazione globale del talento è connessa alla lingua inglese. Noi stiamo infatti andando in questa direzione».

Quanti corsi avete in inglese?

«Ormai la maggioranza. Il primo anno del triennio su 24 classi, 17 sono in inglese, più di due terzi. Sui bienni di specializzazione il 100 per cento sono in inglese.

La seconda nazionalità più rappresentata in Bocconi sono i francesi che vengono proprio per studiare in inglese, una cosa che da loro non è possibile. Con il vantaggio anche per gli studenti italiani che trovano un ambiente sempre più stimolante e internazionale. Insomma ormai essere attraenti non è un opzione è una necessità. Una bella necessità».

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