Sette sono da oggi in giallo, altre rischiano di finirci prima della fine dell'anno. Qualcuna intravede perfino lo spettro dell'arancione, che cambierebbe in modo drastico le cose. E così le regioni camminano per conto loro, anticipando le misure di contenimento nazionali, a volte raffornzandole. Tutto per evitare di uscire dalla comfort zona della zona bianca. Uno schiaffo che avrebbe poche conseguenze sul piano pratico (per i vaccinati cambia soltanto l'uso della mascherina, obbligatoria anche all'esterno, mentre per i non immuni ci sono regole più dure) ma molte su quello simbolico.
Così ieri il governatore della Campania Vincenzo De Luca, malgrado la sua regione non sia tra le maggiormente colpite dalla quarta ondata, ha pubblicato un'ordinanza in cui dispone il divieto di feste in locali al chiuso in tutta la regione, che siano di Natale, di compleanno, di laurea. Resta consentito «il solo svolgimento di pranzi o cene, nel rispetto dei protocolli vigenti, nonché di altri eventi esclusivamente in forma statica, con posti seduti e preassegnati e con obbligo di indossare la mascherina per tutta la durata dell'evento».
Fa da sé anche il Lazio, una delle regioni in bilico tra il bianco e il giallo. Ieri il governatore Nicola Zingaretti la confermato che oggi sarà sul tavolo della giunta un'ordinanza per introdurre l'obbligo di mascherine all'aperto per un mese. «Credo che sia un piccolo sforzo in più, utile e salutare», dice Zingaretti, che si vanta del fatto che «se c'è una cosa che ha caratterizzato il Lazio in questo periodo è anticipare il virus per limitare i danni, anticipare lo sviluppo del contagio». Dimostrazione del fatto che a muovere i presidenti di regione sia spesso la preoccupazione ma talora anche un po' di protagonismo.
Il Veneto è ufficialmente in giallo da oggi (assieme a Trento, Liguria e Marche che si aggiungono a Friuli-Venezia Giulia, Bolzano e Calabria), ma di fatto lo è già da sabato. Il governatore Luca Zaia infatti, quando venerdì ha avuto la conferma numerica del passaggio di colore, ha anticipato le misure di due giorni, per non perdere tempo. «Il ritorno della mascherina all'aperto non ci sconvolgerà la vita - aveva detto il leghista - e io ho voluto aggiungere anche altre limitazioni, non previste ma fondamentali». Tra esse il fatto che gli operatori sanitari, anche se vaccinati, devono fare il tampone ogni quattro giorni invece che ogni dieci e lo stesso vale per i degenti, dopo il testi di ingresso in ospedale. Dolorosa visto il periodo natalizio la sospensione del rientro in famiglia degli ospiti della Rsa. Chi non vorrà rinunciarci dovrà sottoporsi al rientro nella struttura a una quarantena di sette giorni con tampone all'inizio e alla fine.
Anche molte città si attrezzano, preoccupandosi soprattutto dei festeggiamenti di fine anno. Capodanno in piazza vietato in tutta la Campania, con il caso estremo di Capri, dove gli albergatori hanno deciso di chiudere tutte le strutture in attesa che la situazione si normalizzi. Nei prossimi giorni certamente altre città sbianchetteranno i veglioni in piazza.
Per il momento molte grandi e medie città, come Roma, Milano, Torino, Bologna, Genova, Venezia, Padova, Bergamo, Lecce, Cuneo e Latina, hanno disposto l'obbligo di mascherina all'aperto in alcuni casi nelle zone centrali dello shopping, il altri casi in tutto il territorio comunale. A Napoli il sindaco Gaetano Manfredi ha addirittura chiuso o contingentato l'accesso ad alcune piazze o aree pedonali.
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