Studente di 17 anni accoltellato al collo per una lite a scuola: è grave

Il giovane filippino aggredito da coetanei che sono poi scappati. Napoli, metal detector contro le armi

Studente di 17 anni accoltellato al collo per una lite a scuola: è grave
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Prima la lite a scuola, poi la resa dei conti all'uscita. Uno studente filippino di 17 anni dell'istituto professionale Ciofs è stato accoltellato ieri in piazza Testaccio, a Roma, da un coetaneo spalleggiato da un amico. I due, un egiziano e un tunisino, dopo la violenta rissa si sono dati alla fuga. La vittima, ferita in maniera grave al collo, è stato trasportato in ospedale in codice rosso, ma non sarebbe in pericolo di vita. Ancora non è chiaro cosa abbia scatenato la discussione durante l'orario scolastico, forse una spallata tra la vittima e l'aggressore.

La rissa vera e propria c'è stata al termine delle lezioni, in piazza, verso le 14,20. Il 17enne si è azzuffato con un gruppo di compagni. Mentre rotolavano a terra è spuntato fuori un coltello e la lama ha raggiunto il ragazzo filippino al collo. Sarebbe stato il giovane egiziano ad affondare la lama. I presenti hanno chiamato i soccorsi e lo studente è stato portato in ospedale, dove è stato ricoverato in terapia intensiva, mentre la polizia sta cercando di rintracciare gli aggressori e anche l'arma. Sulla vicenda è intervenuto il ministro Matteo Salvini, chiedendo sui social come sia «possibile che queste mamme e questi papà non si accorgano di niente». «Coltello facile nelle tasche di troppi ragazzini e una violenza minorile che ha raggiunto livelli allarmanti», attacca il vicepremier leghista. Un problema, quello della violenza nelle scuole, che a Napoli è sentito più che altrove. Tanto che in un istituto di Ponticelli, alla periferia est della città, ieri sono stati istallati metal detector e piazzati cani antidroga all'ingresso. È stata la preside dell'Istituto tecnico-tecnologico Marie Curie, Valeria Pirone, a chiedere alla prefettura questo tipo di controlli per evitare che in classe arrivino armi o stupefacenti. Così, quando è suonata la campanella, gli alunni sono stati sottoposti al controllo di zaini e giubbotti da parte degli agenti del commissariato. Perché sembra che da queste parti l'uso delle armi tra i ragazzi, in particolare coltelli, sia piuttosto diffuso. Alla luce di questa emergenza la preside della scuola di Ponticelli ha chiesto rinforzi. «Non è necessaria la presenza sistematica delle forze dell'ordine o di un metal detector all'ingresso - spiega Pirone - ma bastano questi interventi a campione a farci sentire più sicuri e a fare da deterrente per scoraggiare chi è intenzionato a portare un'arma a scuola, a suo dire, per difesa». L'iniziativa è stata apprezzata da tutti, dai genitori, che hanno ringraziato la preside, ma anche dagli studenti e dal personale scolastico.

«Non è una misura da adottare ovunque, ma in contesti a rischio può essere utile», spiega Ettore Acerra, direttore generale dell'Ufficio Scolastico Regionale della Campania. E non sarebbe la prima volta. «Si tratta di servizi che abbiamo già pianificato da tempo e che sono già stati svolti altrove, in maniera discreta», dice il prefetto di Napoli, Michele di Bari.

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