Una lunga serie di insabbiamenti e di archiviazioni, come se le accuse della vittima fossero farneticazioni: nonostante che fossero sostenute da testimonianze, e referti medici inequivocabili nella loro crudezza. Persino il dettaglio più raccapricciante, la ricucitura dei genitali esterni dopo la violenza, viene confermato dai medici; e si accerta che davvero la moglie e complice del capo dei violentatori faceva l'ostetrica, ed era in grado di effettuare la ricucitura. Eppure perché la vittima venisse creduta è servito l'intervento del pool antimafia della Procura di Milano, dove il fascicolo è approdato dopo un lungo peregrinare. E che il 5 ottobre ha ottenuto le misure cautelari ai danni della coppia varesina alla testa, secondo i racconti della vittima, del clan di satanisti che stupravano in gruppo, incappucciati di bianco e sotto un crocifisso capovolto.
A Milano i racconti della donna, oggi quarantenne, sono stati ritenuti pienamente credibili sia dal pm Stefano Ammendola sia dal giudice preliminare Stefania Pepe, che ha disposto l'obbligo di dimora con braccialetto elettronico della coppia. A colpire, nelle 66 pagine dell'ordinanza, non è solo la differenza di valutazioni tra giudici, che prima a Milano, poi a Como, poi a Siena, fanno cadere nel nulla i fascicoli. A lasciare increduli è anche il fatto che all'uomo, che aveva ricevuto la ragazza in affido, sia stato consentito di riconoscere come proprio il figlio avuto dalla ragazza stessa: che appena arrivata nella casa aveva iniziato a subire le sue perverse attenzioni. E altrettanto inspiegabile è che la magistratura abbia concesso per anni, prima e dopo che l'uomo aveva ingravidato la ragazza affidatagli, altri giovani, minorenni o comunque in difficoltà.
Sono episodi che chiamano in causa il Tribunale per i minorenni di Milano, la cui presidente Maria Carla Gatto, interpellata dal Giornale, conferma che i due coniugi continuavano a ricevere affidi: «In data 12 ottobre 2022 - scrive la Gatto - il pm minorile, vista l'ordinanza cautelare emessa nei confronti della coppia, ha chiesto al tribunale la modifica del collocamento di due minori gemelli che continuavano ad essere affidati da parte dei servizi sociali alla coppia in questione. Presso la stessa erano stati collocati a seguito di affido consensuale iniziato nell'anno 2010 in forza di un accordo intervenuto tra i genitori e i servizi sociali, confermato con decreto del giudice tutelare. La situazione era stata successivamente riesaminata da questo Tribunale attraverso l'espletamento di indagini psicosociali, ascolto dei minori e audizione dei genitori, con risultanze tutte convergenti a favore del mantenimento dell'affido dei minori».
Significa che anche quando erano noti i rapporti sessuali cui l'uomo sottoponeva una ragazza al punto di ingravidarla, servizi sociali e giudici continuavano a considerarli i perfetti affidatari.
«Con decreto del 13 ottobre il Tribunale ha disposto, in via d'urgenza, la modifica del collocamento dei minori con rientro al domicilio familiare e accertamento da parte dei servizi della situazione complessiva nelle more del reperimento di una struttura educativa qualora la madre manifestasse la sua impossibilità di accoglienza e adeguato accudimento dei figli, oggi più grandi». Meglio tardi che mai. Ma gli interrogativi su come tutto questo sia stato possibile rimangono.
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