Entro la fine del mese Taiwan invierà negli Stati Uniti un centinaio tra piloti e personale dell'aviazione militare per corsi di addestramento. Taipei aveva stretto un accordo con Washington per il 2023, ma l'improvvisa accelerazione è il retaggio di quanto sta accadendo nei cieli taiwanesi dallo scorso 23 settembre.
La violazione dello spazio aereo da parte della Cina spaventa la presidente Tsai Ing-wen che ha deciso di stringere i tempi per dotare il suo esercito di maggior professionalità attraverso la consulenza degli Usa. Soltanto tra venerdì e sabato ben 38 velivoli (di cui 18 «Shenyang J-16» da combattimento) sono entrati nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan. Un numero record che arriva pochi giorni dopo che Pechino aveva accusato la Gran Bretagna di aver inviato una nave da guerra nello stretto di Taiwan con «motivazioni pericolose».
Venerdì nei cieli di Taiwan erano transitati 22 velivoli da combattimento, due bombardieri e un aereo da guerra antisommergibile. Sabato un secondo gruppo di 13 aerei ha perlustrato la zona, portando le forze militari di Taiwan a far decollare i propri caccia per intimare l'ordine di andarsene. «I messaggi inviati via radio a Pechino non hanno avuto risposta - ha rivelato il ministro della Difesa Joseph Wu - e ci siamo trovati costretti ad attivare il sistema di difesa anti missilistica. Tra gli aerei provenienti dalle basi cinesi abbiamo intercettato persino cacciabombardieri in grado di trasportare armi atomiche. La situazione è molto delicata».
L'aria di guerra è il risultato della decisione di Taiwan di aderire alla Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership. La Cina ha posto il veto a ogni tipo di accordo di natura sovrana e ufficiale tra Paesi con cui ha stabilito relazioni diplomatiche e Taiwan. Già in occasione delle celebrazioni per il centenario della fondazione del partito comunista cinese, Xi manifestò l'intenzione di accelerare il progetto di riunificare le due Cine definendo l'iniziativa «una missione storica e un impegno incrollabile». La Cina punta al controllo di Taiwan, se necessario con la forza, per mantenere un accesso al Mar del Giappone, e quindi all'Oceano Pacifico settentrionale.
Per il prossimo anno il governo di Taipei ha votato infatti un considerevole aumento del budget delle spese militari e investirà circa 18 miliardi in aerei da combattimento (F-16 modelli Viper), missili guidati e droni.
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