La Corte Suprema tradisce Donald Trump a pochi giorni dal suo rientro in politica. Il massimo organo giudiziario americano, nonostante la maggioranza conservatrice che l'ex presidente ha contribuito a cementare con le sue nomine, ha deciso all'unanimità che il tycoon dovrà consegnare le sue dichiarazioni dei redditi degli ultimi otto anni alla procura di New York, che sta indagando su presunte frodi fiscali e assicurative della Trump Organization. Niente scudo sulle tasse, quindi: ora tutta la documentazione richiesta finirà nelle mani di un gran giurì, le cui regole di segretezza rendono improbabile la divulgazione al pubblico.
The Donald ha reagito duramente, affermando in una nota come i democratici stiano facendo un utilizzo politico dell'azione delle procure che «è fascismo, non giustizia». «Il nuovo fenomeno dei procuratori generali cacciatori di teste che cercano di abbattere i loro avversari politici utilizzando la legge come un'arma è una minaccia alle fondamenta stesse della nostra libertà», ha aggiunto Trump: «Ancora peggio sono coloro che corrono per gli incarichi di procuratore o procuratore generale in stati e giurisdizioni di estrema sinistra promettendo di far cadere gli avversari politici. Questo è fascismo, non giustizia, ed è esattamente quello che stanno cercando di farmi, con la differenza che il popolo del nostro paese non lo sopporterà», ha assicurato.
L'ex inquilino della Casa Bianca ha poi ribadito che l'indagine aperta su di lui dalla procura distrettuale di Manhattan per presunti illeciti fiscali «è una prosecuzione della più grande caccia alle streghe politica della storia del Paese». «Non finisce mai, che si tratti della montatura da 32 milioni di dollari di Robert Mueller, nell'ambito della quale è stato indagato tutto quello che si poteva indagare», ha precisato, riferendosi al Russiagate, «e dove si è concluso che non ci sia stata collusione, o i due ridicoli tentativi di impeachment ispirati da Nancy la Pazza (Pelosi) nei quali sono stato definito non colpevole».
Intanto, Trump si prepara al suo rientro sulla scena politica americana: la sua prima apparizione pubblica dopo aver lasciato la Casa Bianca sarà domenica alla Conservative Political Action Conference (Cpac) di Orlando, in Florida, occasione in cui secondo Axios il tycoon ha intenzione di affermare che è lui «il presunto candidato repubblicano del 2024». «Posso non avere Twitter o lo Studio Ovale ma sono ancora al comando», è il messaggio che intende lanciare all'evento, e in settimana vedrà i suoi consiglieri a Mar-a-Lago per discutere le sue prossime mosse politiche, incluso il piano verso le elezioni di Midterm del 2022.
«Trump effettivamente è il partito repubblicano», ha precisato Jason Miller, suo consigliere e uno dei falchi dell'ex
amministrazione Usa. Nei sondaggi, in effetti, The Donald surclassa qualunque potenziale sfidante, e da una proiezione di Suffolk University-Usa Today emerge che il 46% degli elettori lo seguirebbero se fondasse un suo partito.
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