È subito "effetto Bucci": la sinistra trema in Liguria

Panico dem: "Rischiamo di brutto, Genova è decisiva e il sindaco è ancora molto popolare"

È subito "effetto Bucci": la sinistra trema in Liguria
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«In Liguria ora rischiamo di brutto». L'allarme da Genova arriva al Nazareno: la tornata autunnale di Regionali non può partire a fine ottobre con una sconfitta, e proprio là dove il terremoto giudiziario sembrava aver aperto un'autostrada alla reconquista da parte del Pd, in campo con un peso massimo come l'ex ministro Andrea Orlando. Lo smacco interromperebbe sul nascere la luna di miele post-Europee di Elly Schlein.

Scena: martedì sera, nella romanissima Piazza Vittorio: ci sono tutti i vip della sinistra laziale e della Capitale, sindaco incluso, in attesa della segretaria dem, che presenta il suo libro. Tutti convocati: sulle prime file di poltroncine di plastica bianca, sistemate a semicerchio davanti al palco improvvisato, ci sono anche le targhette coi nomi dei dirigenti cui sono destinate, così se restano vuote si capisce chi ha marcato visita. Dietro le quinte intanto si discute di Liguria, e della candidatura ormai nell'aria del sindaco di Genova Marco Bucci (foto). E un pezzo grosso locale - di quelli che sanno analizzare i numeri e i flussi elettorali - si mostra pessimista: «Orlando è in campo da mesi, si è speso molto, è un candidato forte», dice. Ma qui iniziano i problemi: la Liguria, spiega, «si vince o si perde a Genova, e quelli candidano il sindaco di Genova. Un sindaco ancora molto popolare nonostante i guai liguri». Un vantaggio di partenza. E poi c'è la coalizione, anzi non c'è ancora: il centrodestra «è riuscito a ricompattarsi su Bucci». Il centrosinistra, invece, continua a litigare da mesi, tra veti e controveti e drammatizzazione del «caso Renzi», con i 5s (a loro volta spaccati tra contiani e vecchia guardia del ligure Beppe Grillo, che non vede l'ora di fare uno sgambetto al «campo largo») e la sinistra di Avs e Ferruccio Sansa che lanciano anatemi: «Quelli di Italia viva non li vogliamo, nemmeno camuffati». «Il campo largo è un gran casino», sintetizza Carlo Calenda.

Insomma, «mancano due settimane al deposito delle liste, e ancora non si sa il perimetro dell'alleanza. Si è perso tempo prezioso senza che nessuno fermasse la giostra, come Orlando chiede da tempo, e ora rischia di essere già tardi».

Il rimprovero velato è rivolto innanzitutto a Schlein. Che mercoledì ha discusso a quattr'occhi del pasticcio ligure con Orlando, sceso appositamente a Roma per sollecitare uno sblocco: «C'è bisogno di ogni voto per sperare di vincere. Così stiamo perdendo tutto il vantaggio che avevamo» grazie al caso Toti, è il timore diffuso. E ieri la leader dem ha battuto un primo colpo: «La gente è stufa di liti da condominio tra le opposizioni, vuole capire cosa possiamo fare insieme sui temi concreti. L'avversario, come ripeto da quando sono segretaria, è la destra», e non - il messaggio sottinteso rivolto a Conte&Co - un Matteo Renzi pronto ad allearsi, proprio «sui temi concreti», con Orlando.

Il colpo rimbalza nel pomeriggio in Liguria: «Nulla di ufficiale, nessuna convocazione di tavoli, ma ci sono contatti e

qualcosa sembra inizi a sbloccarsi - confidano i renziani - finalmente si è capito che la mossa Bucci cambia tutta la partita, e che ora bisogna correre. Altro che veti». E Orlando conferma: «Il centro ci sarà e sarà forte».

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