Tutto ciò che si connette a una rete è penetrabile per un malintenzionato. Uno smartphone, certo. Ma anche gli elettrodomestici che abbiamo in casa. O nei nostri uffici. Strumenti più vetusti, come ad esempio cercapersone e walkie talkie, se da un lato possono garantire una maggior sicurezza per quanto riguarda le intercettazioni, dall'altro possono essere usati come armi (se opportunamente modificati durante la catena di approvvigionamento), come dimostra l'incredibile operazione dei servizi segreti israeliani contro la dirigenza di Hezbollah, il Partito di Dio libanese.
La tecnologia, volenti o nolenti, ci espone, come dimostra il caso degli hacker di Equalize, che sono riusciti a penetrare anche la corrispondenza dei vertici dello Stato, oltre a quella di numerosi politici e perfino atleti. Ora, secondo quanto fa sapere Il Foglio, Fratelli d'Italia si sarebbe dotato, nella sede storica di via della Scrofa, di un jammer per evitare di essere intercettato (anche se il partito, contattato da il Giornale, smentisce questa notizia). Anche perché questo strumento risolverebbe solo in parte il problema, che è reale. «Un jammer - ci spiega infatti Edoardo Ferri, consulente tecnico forense in materia informatica - è un dispositivo che annulla i segnali radio e le connessioni. Il punto, però, è che basterebbe un classico registratore per vanificarne l'efficacia. Certo, non verremo registrati in diretta, ma il risultato sarà lo stesso. Oppure basterebbe posizionare una cimice (che non ha segnale radio e quindi è immune al jammer) in una presa della corrente per registrarci. Solo che a questi scenari non pensiamo». Come non pensiamo alle finestre aperte che danno sulla strada. O alle persone che, durante una riunione, possono entrare nella stanza in cui ci troviamo e posizionare registratori o prestarsi a terzi. «È per questo motivo che bisogna avere il controllo del perimetro fisico, che è una parte che di solito viene dimenticata a discapito della tecnologia».
E i jammer, che si possono acquistare su Amazon a poco prezzo (da qualche decina a qualche centinaio di euro) oppure sui siti specializzati per prodotti di miglior qualità (ma allora si supera la soglia dei mille euro), riescono a coprire solo una parte della sicurezza. Esistono infatti modi molto più semplici per bucare un cellulare. «Non solo i malware», spiega Ferri. «Dobbiamo stare attenti quando digitiamo i codici per sbloccare i nostri smartphone, verificando sempre che non ci sia nessuno nelle vicinanze che possa vedere ciò che stiamo digitando e, se possibile, allontanandoci dagli occhi indiscreti delle telecamere che puntano verso di noi. Uno strumento utile a evitare il trafugamento di questi codici, e quindi la possibilità che il nostro telefono venga utilizzato da altri per intercettarci, è il riconoscimento biometrico che, per forza di cose, non può essere rubato». Questi gli scenari, ammettendo che qualcuno voglia carpire informazioni dall'esterno.
Anche perché i jammer, che come abbiamo detto annullano i segnali radio e le connessioni, non neutralizzano altre funzioni che permettono ai cellulari di chi partecipa a una riunione di registrare
audio o video e diffonderli poi all'esterno. «Per questo - prosegue Ferri - sarebbe bene lasciare gli smartphone fuori dalla stanza». È la tecnologia, bellezza. Ma è pure il modo in cui la usiamo. E non sempre a fin di bene.
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