Suleimani, Haniyeh, Nasrallah, Safieddine: la talpa del Mossad era il capo Pasdaran. "Per il generale Qaani infarto agli arresti"

Le impronte digitali del comandante della brigata Quds su tutti gli omicidi eccellenti dal 2020. La punizione del regime

Esmail Qaani.
Esmail Qaani.
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«Un uomo deve capire quando è il momento di lasciare la festa». La «talpa» ai vertici del potere iraniano forse non ha seguito il consiglio che il capo dell'intelligence britannica elargisce ai propri uomini nel film omonimo. Ed ora è nei guai. Guai seri. Anche perché fino all'uccisione di Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, e a quella di Hashem Safieddine, suo presunto successore, il generale Esmail Qaani guidava la brigata Al Quds, l'unità dei Guardiani della Rivoluzione responsabile di tutte le operazioni all'estero. Da almeno una settimana Qaani è, invece, un'ombra indistinta di cui sfuggono sorte e destino. Sulle prime lo davano per morto nel bombardamento costato la vita a Hashem Safieddine. Da giovedì le indiscrezioni fatte trapelare da fonti d'intelligence arabe e rilanciate da Middle East Eye - un sito basato a Londra e finanziato dal Qatar - lo danno agli arresti domiciliari in Iran e forse in gravi condizioni (se non già morto) a causa di un infarto sopravvenuto durante l'interrogatorio. Il generale potrebbe, insomma, non esser sopravvissuto alle torture subite durante le indagini sul suo conto.

I sospetti su di lui sono a dir poco pesanti. E se provati, porterebbero alla luce una falla di proporzioni gigantesche. Una voragine utilizzata da Israele per decimare la leadership di Hezbollah e infliggere una serie di colpi devastanti all'Iran. Colpi che andrebbero dalla sottrazione, nel gennaio 2018, di tutti gli archivi nucleari della Repubblica Islamica fino all'eliminazione, nel 2020, del generale Qasem Suleimani predecessore dello stesso Qaani alla testa di Al Quds. Per non parlare dell'uccisione, sempre nel 2020, dello scienziato Mohsen Fakhrizadeh, responsabile del programma atomico iraniano, o dell'attentato costato la vita a Ismail Haniyeh, il capo di Hamas dilaniato il 31 luglio scorso a Teheran da una misteriosa esplosione durante il soggiorno in una struttura dei pasdaran ritenuta assolutamente sicura.

La «festa» fatale a Qaani potrebbe essere quella messa in piedi da Israele per far fuori - tra il 27 settembre e il 4 ottobre - prima Nasrallah e poi il suo presunto successore. Di quella «festa» il capo di Al Quds è sicuramente un protagonista. Il 26 settembre i vertici di Teheran sono in fermento perché hanno sentore dei piani israeliani per far fuori Nasrallah. Così la Suprema Guida Ali Khamenei spedisce a Beirut il generale dei pasdaran Abbas Nilforoushan, un sottoposto di Qaani, per consigliare estrema prudenza al capo di Hezbollah. Ma Nasrallah e Nilforoushan considerano sicuro e fuori dai collimatori israeliani il comando sotterraneo di Haret Hreik, un sobborgo meridionale di Beirut nei pressi dell'aeroporto. Invece, non appena il capo di Hezbollah entra nella sala, gli aerei con la Stella di David sganciano le proprie bombe da 2mila chili uccidendo sia Nasrallah, sia il generale Nilforoushan. Ancor più sospetta risulta, però, l'eliminazione del successore di Nasrallah nel corso del Consiglio della Jihad convocato la sera del 4 ottobre per ratificare la nomina del nuovo Segretario Generale. Una nomina alla quale il capo di Al Quds è chiamato a presenziare in qualità di rappresentante del padrino iraniano. Ma all'ora designata Qaani s'inventa una scusa, bigia la riunione e scompare per almeno due giorni.

Quanto basta a mettere in allarme chi - ai vertici della Repubblica Islamica e della sua intelligence - si chiede come Israele possa avere informazioni accessibili solo ai vertici di Al Quds, l'unità dei pasdaran responsabile della gestione di Hezbollah e di tutte le milizie alleate del Medioriente.

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