Amato dai gay, vicino ai cattolici. È sui temi etici che Silvio Berlusconi ha combattuto la sua battaglia più complessa - non senza critiche - riuscendo nel capolavoro di firmare una delle norme più rigide sulla fecondazione assistita, a opporsi personalmente contro la maternità surrogata, considerata «una pratica inaccettabile che umilia la donna e sottrae il bambino al genitore naturale» ma lasciando sui temi etici la massima libertà di coscienza, pur ipotizzando la possibilità di un sostanziale «riconoscimento giuridico delle coppie di fatto omosessuali», un'apertura che gli valse le simpatie di Wladimir Luxuria, invitata anche ad Arcore. Altro che «omofobo», come scrive sui social ieri una militante Pd torinese. Nel 2008 la proposta firmata da Renato Brunetta e Gianfranco Rotondi, al di là del nome orribile (Didorè, Diritti e doveri di reciprocità dei conviventi) non decollò mai per i distinguo nella maggioranza. «Per me la famiglia è quella dell'articolo 29 della Costituzione, e non può prescindere dal matrimonio tra un uomo e una donna», disse nel 2013, ma riconobbe l'esistenza dei diritti di una coppia non sposata in presenza di legami affettivi, reciprocità e assistenza, a prescindere dal sesso. La legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita - che qualcuno definì sprezzamente la legge Berlusconi-Camillo Ruini, all'epoca presidente della Conferenza episcopale italiana - poneva tre paletti, confermati da una consultazione referendaria e in seguito demoliti dalla giurisprudenza creativa: divieto di diagnosi preimpianto contro la deriva eugenetica, divieto di eterologa e limite agli embrioni fecondabili e impiantabili, (proprio contro l'utero in affitto). Caduti questi limiti, la possibilità teorica della gestazione per altri si è drammaticamente manifestata, con le storture che il premier Giorgia Meloni vuole sanare definendo la Gpa «reato universale».
Berlusconi aveva trovato un equilibrio che il mondo cattolico gli riconosce: «Il suo grande merito è aver impedito l'affermarsi di politiche estremiste contro la famiglia, la libertà educativa e le derive eutanasiche contrarie alla vita», dice Jacopo Coghe, portavoce di Provita e Famiglia.
«Ma Berlusconi ha operato una rivoluzione culturale che ha creato i presupposti per l'affermazione della cultura Lgbtq+ - ricorda Klaus Davi - le sue tv avevano modernizzato negli anni '80 la società in perfetta sintonia con i cambiamenti sociali. È stata questa la sua azione politica più profonda. Il bipolarismo lo dimenticheremo, questi cambiamenti resteranno per sempre».
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