La svolta social, basta con il politicamente corretto. L'eccezione di Apple

Lo stop alla "censura" per avvicinarsi a Trump e garantirsi il supporto contro Cina e Ue. Ai liberal rimane "Blue Sky", schiacciato dai colossi della Rete

La svolta social, basta con il politicamente corretto. L'eccezione di Apple
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L'era dei social «scorretti» è iniziata. Da giorni l'attenzione globale è concentrata su Mark Zuckerberg, che con un doppio colpo di spugna ha cancellato due pilastri che hanno sorretto Meta negli ultimi anni: il programma di fact-checking e quello su diversità e inclusione. In poco tempo la casa Meta sembra essersi trumpizzata seguendo il destino di X avviato da Elon Musk. Un movimento che sta coinvolgendo tutte le aziende Usa.

Quella di mr. Facebook è una virata costruita a tavolino per entrare nelle grazie di Donald Trump. Axios racconta che per mesi un team ha delineato un piano anti-woke su ordine di Zuckerberg da sviluppare a fasi. L'ingresso nel board di Dana White, Cio della Ufc, lega di arti marziali miste, lo stop a censura e programmi dei e l'ospitata di Zuck da Joe Rogan, il podcaster più noto d'America, che durante le elezioni ha dato a Trump una passerella da quasi 50 milioni di spettatori e che Harris ha snobbato per non irritare la base dem. Le aperture di Zuckerberg non sono solo di facciata. Secondo un documento interno ottenuto dal sito The Intercept il lavoro sulla nuova moderazione prosegue e si mostra «scorretto» come piace al popolo Maga. Un esempio? Saranno tollerate frasi come «Non ci si può fidare di questi maledetti immigrati, sono tutti criminali», a patto che non si riferiscano a un gruppo etnico preciso. Meta e le aziende Usa sanno che il ritorno di Trump alla Casa Bianca può portare turbolenze globali, in particolare con Ue e Cina. La stessa Europa è un problema per Meta che negli ultimi anni si è beccata multe miliardarie. Schierarsi con Trump permette a Zuckerberg di difendersi sia dalla burocrazia europea, che dalla concorrenza. Non è un caso che in questi giorni il Pentagono abbia inserito il colosso cinese Tencent nella lista nera delle imprese che hanno legami con l'esercito comunista. Tencent è la proprietaria di WeChat, super app di messaggistica rivale di Whatsapp. Pure il destino di TikTok, nemico di Instagram, resta nelle mani di Trump visto che sul social di Pechino pende ancora il ban dall'amministrazione Usa.

Il vento Maga soffia in tutto il mondo delle oligarchie tech americane. Microsoft, Google, Apple e Amazon hanno donato almeno un milione di dollari a testa per la cerimonia di inaugurazione di Trump. Non solo. Il colosso dell'e-commerce avrebbe speso 40 milioni per il documentario su Melania Trump che finirà su Prime video. Bezos da tempo dà segni di riconversione sulla via di Mar-a-Lago, come dimostrano turbolenze interne al Washington Post di sua proprietà. Per ora la marcia indietro dell'industria americana sulle politiche woke va in ordine sparso. Walmart, Ford e McDonald's cancelleranno i programmi di inclusione, mentre Apple si è rifiutata di eliminarli giudicandola una «proposta inappropriata». Il suo cda ha respinto una proposta di abbandonarli, ma non è detto che l'argine regga. Se Zuckerberg ha un controllo quasi assoluto su Meta, non si può dire lo stesso di altre aziende che per cambi così netti hanno bisogno di tempo. Google e Microsoft, che hanno due immigrati non bianchi come ad, restano alla finestra.

Tante sono le incognite come la reazione dei dipendenti alla svolta e le pressioni della destra Maga per la fine dei visti per lavoratori specializzati. E la sinistra? Non le resta che Blue Sky, social simil-X schiacciato tra i colossi. Un po' poco rispetto alla stagione ultraliberal di Meta e soci che ormai è solo un ricordo.

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