Gianpaolo Iacobini
Mamma sapeva, papà no: promozione d'ufficio e bocciatura per i prof.
Le pagelle le scrivono i giudici. E in Friuli il Tar è salito in cattedra mettendo dietro la lavagna i docenti dell'istituto comprensivo «Gorizia 1», rei di aver rifiutato il passaggio in terza media di uno studente con voti bassi, figlio di genitori separati. La loro colpa? Non aver informato madre e padre dell'alunno svogliato, nel corso dell'anno scolastico conclusosi poi con la bocciatura, dei brutti voti inanellati dal ragazzo: la donna sapeva, il marito no. Una mancanza grave, per le toghe, che per questo hanno cambiato la storia. Promuovendo l'adolescente e punendo i suoi insegnanti. Una sentenza come tante altre ce n'erano già state in passato, nel solco di quella giurisprudenza che tende sempre più a farsi scolastica, letteralmente. Un paio di esempi: nel 2015, nel mezzo della bufera scatenata dall'approvazione della riforma sulla Buona Scuola renziana, al Tar s'erano rivolte con successo le mamme di un gruppo di giovanissimi fiorentini bocciati per aver messo sotto sopra la loro scuola durante le proteste. Qualche mese prima sempre la magistratura amministrativa, stavolta in Campania, aveva rimesso in corsa per gli esami di terza media un tredicenne bullo: «L'abbassamento della condotta ha pesato su un curriculum già deficitario, mentre una punizione avrebbe scalfito l'atteggiamento di arroganza che l'alunno rivelava», avevano sentenziato i giudici pedagoghi cassando la bocciatura.
Diverse, ma di effetto identico, le motivazioni ora alla base della pronuncia del Tar Friuli. Nel caso del fanciullo goriziano che lo scorso giugno era stato stoppato e rimandato ai box di seconda media per il suo scarso rendimento, «l'istituto scolastico ha violato le indicazioni contenute nella circolare ministeriale n. 5336 del 2015, volta a tutelare la bigenitorialità in ambito scolastico». Insomma, stessi diritti per madri e padri, ricorda il Tar. Invece, «del fatto che il ragazzo andasse male a scuola, gli insegnanti avevano relazionato solo alla madre, pur sapendo che era stato disposto l'affidamento congiunto a entrambi i genitori».
Un comportamento censurato in sede giudiziaria, poiché così facendo sarebbe stato «impedito al padre dello studente, ove tempestivamente informato della situazione scolastica del figlio, di adottare una serie di rimedi», come accaduto in un precedente anno scolastico, concluso «con esito più che positivo».Motivazioni più che sufficienti per ribaltare il verdetto: promozione per lo studente, bocciatura per insegnanti e preside. Una volta ancora, con firma dei giudici prof.
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