Per evitare la condanna al carcere, patteggia con i procuratori federali e si dichiara colpevole di due reati: evasione fiscale e detenzione di arma da fuoco, una pistola. Hunter Biden, 53 anni, secondogenito del presidente degli Stati Uniti Joe, e da sempre fonte di preoccupazioni e guai per il padre a causa di alcol e droghe, dopo l'intesa preliminare con i procuratori attende ora il via libera definitivo al patteggiamento da parte di un giudice federale. È il primo figlio di un presidente in carica incriminato, appena tre mesi dopo la prima incriminazione di un ex presidente. Non a caso è Donald Trump ad alzare la voce: «Il nostro sistema è a pezzi», commenta l'ex presidente. «Il dipartimento di Giustizia controllato da Biden ha appena cancellato centinaia di anni di responsabilità penale, dando a Hunter Biden una semplice multa stradale», attacca The Donald, mentre la Casa Bianca diffonde una dichiarazione di supporto: «Il presidente e la first lady amano il loro figlio e lo sostengono mentre continua a ricostruire la sua vita. Non rilasceremo altri commenti».
Il rampollo di Casa Biden, avvocato e imprenditore, fa parlare il suo avvocato Christopher Clark: «So che Hunter crede che sia importante assumersi la responsabilità per gli errori fatti in un periodo difficile e di dipendenza della sua vita. Non vede l'ora di continuare il suo recupero per andare avanti». Il riferimento è ai problemi di dipendenza da alcol e crack di Hunter, raccontati da lui stesso in un libro di memorie dal titolo «Cose belle», pubblicato nel 2021, in cui, senza filtri, il secondogenito di casa Biden ricorda quando passava «intere giornate in ginocchio, a fumare di tutto», viveva nei motel lungo l'autostrada, comprava droga con una pistola puntata alla tempia e riusciva a stare sveglio 13 giorni di fila per effetto degli stupefacenti. Arruolatosi nei Marines a 43 anni, dopo avere prestato giuramento alla Casa Bianca davanti al padre, nel 2014, Hunter risulta anche positivo alla cocaina e viene congedato. Nel 2018, i tabloid pubblicano alcuni sms, nei quali Hunter scrive a una prostituta mentre implora il padre di inviargli denaro per entrare in una clinica e ripulirsi. Nel 2019, un video lo inchioda mentre fuma crack in una vasca da bagno durante la disintossicazione pagata 75mila dollari dal padre.
È stata una vita segnata dalla sofferenza, dagli abusi ma anche dall'amore quella di Hunter Biden, che nel dicembre del 1972, dopo che suo padre aveva appena conquistato un seggio al Senato americano, era in auto con la madre, la sorellina e il fratello maggiore, per comprare un albero di Natale, quando il viaggio finisce in tragedia. In un incidente stradale muoiono la prima moglie di Joe Biden, Neilia Hunter, 30 anni, e la figlia di appena 13 mesi, mentre Hunter e il fratello Beau rimangono gravemente feriti, ma si salvano. Papà Joe li cresce da solo, fino all'incontro con l'attuale first lady, Jill. Come se non bastasse, il più brillante dei figli del presidente, il primogenito Beau, per anni procuratore del Delaware, quando decide di entrare in politica, candidandosi a governatore, muore per un tumore nel 2015.
Da tempo nel mirino di Trump, che nel 2019 accusò Joe Biden di aver chiesto il licenziamento di un procuratore ucraino che indagava sul figlio, Hunter ha sempre sostenuto che a salvarlo siano stati stato la famiglia e il
padre, che non lo hanno «mai abbandonato». Per l'evasione di 1,2 milioni di dollari nel 2017 e 2018, che ha detto di aver restituito al fisco, rischia due anni di libertà condizionata, per la pistola una misura alternativa.
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