Lo schiaffo ai No Vax e ai No Green Pass sembrava forte, invece è stato solletico.
Ieri Telegram ha oscurato il canale «Basta Dittatura» 40mila iscritti e la chat utilizzata dall'esercito anti-vaccino, 7mila, per darsi appuntamento per le manifestazioni, ma poche ore dopo sulla stessa piattaforma è apparso il nuovo profilo «Basta Dittatura-Proteste», che conta già 6500 membri e, stigmatizzando il comportamento degli amministratori dell'arcinota piattaforma ideata da Pavel Durov, invita tutti a migrare altrove. «Bisogna andare su una piattaforma alternativa e basta - si legge in uno dei primi messaggi -. Quello che ha fatto Telegram è stata una spaccatura totale non recuperabile». Migrare, appunto. Ma è certo che la chiusura non sia solo un escamotage per tenersi tutti gli iscritti cambiando semplicemente nome al canale? Su questo indagano gli investigatori della Polizia Postale, che stanno passando al setaccio la Rete e nelle ultime ore hanno intensificato le indagini per arrivare ai nomi dei personaggi in prima linea nei fortini virtuali No Vax, quelli che incitano a forme di violenza e ribellione nei confronti dei rappresentanti dello Stato.
Eppure tra lunedì notte e martedì chi ha tentato di accedere a «Basta Dittatura» e «Basta Dittatura Chat» si è trovato davanti la scritta «Questo canale non può essere visualizzato perché ha violato i Termini di Servizio». Entrambe erano nate come luogo virtuale di confronto tra No Vax e No Green Pass che lanciavano da qui il tam tam per le manifestazioni. Poi, però, i canali sono stati presi d'assalto da una schiera di esaltati e la Procura di Torino, nelle scorse settimane con un decreto, era stata costretta a chiedere la «collaborazione volontaria» gli amministratori di Telegram, società che ha sede a Dubai, dopo che erano stati pubblicati indirizzi e numeri di telefono di figure istituzionali, medici e redazioni di quotidiani.
A finire nel mirino dei più violenti esponenti di Palazzo Chigi, il governatore del Piemonte, Alberto Cirio e noti virologi. Minacce anche ai ministri degli Esteri e della Salute, Luigi Di Maio e Roberto Speranza. I reati ipotizzati dai magistrati torinesi erano istigazione a delinquere e violazione della privacy. «Dobbiamo andare a prenderli a casa», «Facciamoli cagare addosso», «Impaliamola viva». «Alla gogna in piazza» scrivevano in chat, dove era stato messi anche i contatti dell'infettivologo Matteo Bassetti, del presidente dell'Aifa Giorgio Palù e del virologo Fabrizio Pregliasco, tempestati di telefonare. Tra le vittime anche la pm che si sta occupando del caso, Valentina Sellaroli: sul canale i No Green Pass avevano pubblicato la sua mail invitando tutti a tempestare la sua casella di posta elettronica del tribunale di massaggi.
Ora è arrivato l'oscuramento. Ma gli investigatori sospettano che il gruppo cambi solo il nome, rimanendo su Telegram e, per evitarlo, stanno passando ai raggi X la Rete e la piattaforma. «Mi auguro che chi ha commesso su queste piattaforme reati molto gravi venga perseguito molto rapidamente», commenta Bassetti. «Questo gruppo incita alla violenza contro i medici che si occupano di vaccinazioni - si legge in un messaggio di Durov -. Tutto questo è contrario alla politica di Telegram. Abbiamo avvertito gli amministratori di questi canali prima di fermare la violazione, ma non hanno agito. Inoltre, è intervenuta la procura di Torino. Su qualsiasi altra app mobile tali canali sarebbero stati rimossi, senza preavviso.
Telegram consente agli utenti di esprimere ragionevoli dubbi e preoccupazioni in merito alla vaccinazione obbligatoria. Ciò che non permetteremo mai, tuttavia, sono gli appelli pubblici alla violenza, che sono stati limitati su Telegram dal 2015».
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