"Tempi più lunghi per spegnere i motori elettrici. L'impatto violento causa dell'incendio"

"L'incendio di un pacco batterie elettriche, rispetto a un veicolo tradizionale che prende fuoco, comporta tempi di spegnimento molto più lunghi"

"Tempi più lunghi per spegnere i motori elettrici. L'impatto violento causa dell'incendio"
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«L'incendio di un pacco batterie elettriche, rispetto a un veicolo tradizionale che prende fuoco, comporta tempi di spegnimento molto più lunghi. Le batterie, quelle agli ioni di litio in particolare, autoproducono infatti ossigeno, con la conseguenza che l'incendio si auto-sostiene. Ne deriva una maggiore difficoltà nel domare le fiamme».

Roberto Gullì, comandante vicario dei Vigili del fuoco di Firenze e referente del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco per la sicurezza stradale e gli incidenti, spiega quale deve essere il comportamento dei soccorritori sul luogo di una sciagura della strada, nel caso specifico se a essere coinvolto è un veicolo elettrico, sia un'auto sia un mezzo di trasporto delle persone, come nella tragedia di Mestre.

Comandante Gullì, per debellare le fiamme determinate dal surriscaldamento delle batterie di un automezzo, i tempi sono molto lunghi, in alcuni casi anche di giorni.

«Anche le dimensioni della batteria incidono sui tempi impiegati per spegnere l'incendio. Il mezzo, comunque, viene monitorato fino a 72 ore anche dopo l'apparente spegnimento delle fiamme. E questo per vedere se ci sono nuovi punti di accensione. Ecco perché il bus coinvolto nell'incidente è stato portato in un luogo isolato: le temperature, anche a distanza di tempo, possono innalzarsi».

Il bus precipitato portava i pacchi batterie, molto pesanti, sul tetto. L'incendio potrebbe essere divampato a causa dell'impatto violento?

«L'impatto può essere all'origine dell'incendio, anche se le batterie, che nel caso di un mezzo pesante posso arrivare a pesare quintali, sono chiuse in un contenitore che viene testato proprio per gli urti. Ma potrebbe esserci stato anche il malfunzionamento delle celle, come capita per la batteria di uno smartphone che subisce uno schiacciamento».

Esiste un problema di esalazioni nocive per l'uomo e per l'ambiente, suppongo.

«Sì. Nel caso delle batterie agli ioni di litio viene prodotto acido fluoridrico, molto tossico. Ma anche la combustione di una tappezzeria all'interno di un appartamento produce sostanze dannose. Bisogna, quindi, allontanarsi immediatamente. Chi interviene, inoltre, dev'essere munito di dispositivi a protezione delle vie aeree».

Il rischio di intossicazione è elevato perché chi accorre sul posto non sa che le fiamme si sprigionano da un mezzo elettrico.

«I Vigili del fuoco sono muniti di autorespiratore. Le ambulanze attendono il nostro primo intervento sul veicolo e gli agenti hanno il compito di mettere l'area in sicurezza».

Esperienze personali?

«Poche, se relative a veicoli elettrici, molte di più nel caso di mezzi alimentati da combustibili tradizionali. In Italia, la diffusione di veicoli 100% elettrici è ancora limitata e, di conseguenza, gli incidenti sono rari. Da parte nostra, come Corpo nazionale, abbiamo in corso un aggiornamento continuo con le Case automobilistiche allo scopo di saper intervenire correttamento e in sicurezza in occasione di incidenti, come quello di Mestre. È una rincorsa continua visto l'avanzamento delle tecnologie riguardanti proprio le batterie».

L'operazione di ricarica deve essere sempre fatta correttamente.

«L'utilizzo di sistemi non certificati può pure generare il surriscaldamento delle batterie».

E la

proposta di vietare l'accesso delle auto elettriche ai piani interrati delle rimesse?

«Le automobili a Gpl non potevano essere parcheggiate; ora, se munite di sistemi di sicurezza adeguati, non hanno problemi... ».

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