Chi vuole smorzare la polemica parla di una «mera questione formale». Chi, al contrario, soffiando sul fuoco la considera una questione dirimente. L'apparentamento Sboarina-Tosi è un pro forma inutile, secondo l'attuale sindaco scaligero in corsa per un secondo mandato. «È naturale che gli elettori di centrodestra - dice - voteranno per me». Anche Meloni, che da giorni viene sollecitata dagli alleati a sbloccare uno stallo che potrebbe compromettere la vittoria finale, parla con soddisfazione di un apparentamento che se non è formale è sicuramente nei fatti. La leader di Fratelli d'Italia poi astutamente mette insieme i casi di Verona e Catanzaro. Nel capoluogo calabrese, infatti, Wanda Ferro (candidata di Fratelli d'Italia) sosterrà al ballottaggio il candidato del centrodestra Valerio Donato. E, dice la Meloni, a Verona Tosi farà altrettanto. «Fratelli d'Italia lavora da sempre per l'unità del centrodestra - dice -. Per questo siamo molto soddisfatti che, in vista dei ballottaggi di domenica 26 giugno, indipendentemente dalle scelte tecniche e autonome dei candidati sindaci, sia stato raggiunto ovunque l'accordo politico di tutto il centrodestra per battere la sinistra Pd-Cinquestelle».
La scelta adottata da Sboarina (e avallata dalla Meloni) di rinunciare a un apparentamento formale, però, non piace agli alleati. Matteo Salvini parla apertamente di «errore madornale». «Spero - commenta il leader della Lega - che gli amici di Fratelli d'Italia ci ripensino. I sondaggi dicono che il centrodestra unito potrebbe vincere con il 60% dei voti».
Una critica alla decisione di Sboarina di rinunciare all'apparentamento formale con Tosi arriva anche da uno dei fondatori di Fratelli d'Italia. Ai microfoni di Rainews 24, infatti, Guido Crosetto parla di un «errore enorme» perché frutto non di «un atto politico ma di un atto personale».
Anche Flavio Tosi attende sviluppi. E aspetta di confrontarsi con i vertici di Forza Italia. «Non andrò a votare per Tommasi - spiega -, non ha la capacità amministrativa che serve. Immagino che andrò a votare Sboarina. Prima, però, devo confrontarmi con il partito per decidere quale linea tenere con il nostro elettorato». A Verona, infatti, il centrodestra marciava diviso: da una parte Salvini e Meloni che appoggiavano Sboarina e dall'altro Tosi spinto da una gruppo di movimenti della galassia centrista, guidata da Forza Italia. «Lo ringrazio se ha fatto questa dichiarazione, ma sarebbe difficile comprendere il contrario - replica Federico Sboarina -. Basta alla politica dei tatticismi e dei tecnicismi che rischia di fare il gioco di una sinistra che a Verona è minoritaria e che come tale non può e non deve governare la città. Sostenere me e il centrodestra in nome delle convinzioni e non delle convenienze né delle spartizioni. Quindi auspico che questo sia il moto che fino a domenica possa crescere sempre di più». Quella che sembra una sorta di pace ritrovata in verità è soltanto una pausa nel braccio di ferro tutto interno al centrodestra scaligero. Al di là dell'endorsement per Sboarina, Tosi non rinuncia alle garanzie di un apparentamento ufficiale e si dice «stupito dalle parole della Meloni». Il sindaco uscente rilancia parlando di programmi condivisi e di unire i due nomi sotto una lista di cose da fare.
Ma Tosi ribatte stizzito sulla sua pagina Facebook che l'apparentamento ufficiale è l'unico strumento che porterebbe - in caso di vittoria - i suoi candidati più votati in Consiglio comunale: «Accordicchi di palazzo e cadreghe non ci interessano. Come non ci interessa essere trattati come alleati di serie B».
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