Tentato golpe in Niger, arrestato il presidente. Ma l'esercito è con lui: si rischia una strage

La guardia presidenziale contro Bazoum. Nel Paese 350 militari italiani

Tentato golpe in Niger, arrestato il presidente. Ma l'esercito è con lui: si rischia una strage
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Ammutinamento, tentato golpe, la situazione in Niger è confusa. Il presidente Mohamed Bazoum, amico dell'Italia, è circondato nella sua residenza dalla guardia presidenziale. L'esercito ha lanciato un «ultimatum» ai ribelli che avrebbero il controllo del palazzo del presidente e starebbero presidiando anche alcuni ministeri chiave. In Niger abbiamo 350 militari italiani per una missione bilaterale che addestra le forze al momento fedeli a Bazoum. Il primo ministro nigerino, Ohoumoudou Mahamadou, è a Roma per il vertice sulla sicurezza alimentare. Il paese si trova lungo una delle principali rotte di transito dei migranti subsahariani, prima verso la Libia e adesso in direzione della Tunisia via Algeria, che stanno sbarcando a ondate a Lampedusa. Non solo: il Niger è un tassello fondamentale dell'Italia per il piano Mattei fortemente voluto da Giorgia Meloni.

Da ieri la Guardia presidenziale ha di fatto costretto agli arresti domiciliari il presidente. «Sta bene ed è assieme alla moglie», rivela una fonte. Più che un golpe sembra un ammutinamento scaturito dalle mosse dello stesso Bazoum che ha silurato diversi generali. Dopo l'elezione nel 2021 voleva mandare a casa anche il comandante della Guardia, Omar Tchaini, ma alla fine ha cambiato i ranghi della scorta più ravvicinata lasciandolo al suo posto. Il generale, molto vicino al precedente capo di Stato, guiderebbe la rivolta. Proprio l'ex presidente Mohammed Issoufou sembra stia negoziando una via d'uscita indolore. Una fonte del Giornale ammette «che da tempo c'è malcontento per la situazione del paese alimentato da divisioni interne». Il Niger ha subito quattro colpi di stato dall'indipendenza e sono ancora attivi gruppi jihadisti. La minaccia è stata ridimensionata grazie ai militari francesi che mantengono uomini e basi nel paese assieme agli italiani e altre forze europee.

Alcuni ufficiali anziani sono stati formati in Russia e Bazoum è un fermo alleato dell'Occidente, ma i militari golpisti dei confinanti Mali e Burkina Faso si sono schierati al fianco di Mosca con lo zampino della Wagner.

«Al termine dei colloqui, la guardia presidenziale si è rifiutata di rilasciare il presidente e l'esercito ha lanciato un ultimatum», trapela da Niamey. Al momento nessuno spara e la situazione è tranquilla anche all'aeroporto. Nell'area si trova il grosso dei 350 militari italiani con 100 veicoli e 6 mezzi aerei della «missione bilaterale di supporto» (Misin). Uno dei compiti portanti è «supportare lo sviluppo delle Forze armate, Gendarmeria Nazionale, Guardia Nazionale e Forze speciali nigerine». L'Italia ha anche il comando della nuova missione europea a Niamey.

«Sono stati contattati quasi tutti i 170 italiani che vivono laggiù e ci sono anche i nostri militari. Al momento nessuno corre pericolo», dice il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il presidente del Benin, Patrice Talon, ieri sera si è recato in Niger per tentare una mediazione.

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