Territori, asse Witkoff-Putin. Ma la Nato si schiera con Kiev

L'inviato Usa legittima le richieste dello Zar. Zelensky attacca: "Non parla per noi". Rutte a Odessa: "Sostegno incrollabile dell'Alleanza"

Territori, asse Witkoff-Putin. Ma la Nato si schiera con Kiev
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Che la trattativa per arrivare a un dialogo prima e a una pace poi sarebbe stata complessa lo sapevano tutti. Ma se una trattativa non è portata avanti con equidistanza da chi doverebbe negoziare, ecco che diventa quasi impossibile. D'altra parte quando un negoziatore viene immortalato con la mano sul cuore in segno di rispetto poco prima di incontrare Vladimir Putin, il tasso di credibilità, inevitabilmente, crolla. Ma Steve Witkoff resta l'inviato americano in Russia ma anche uno degli uomini di maggior fiducia del presidente Donald Trump e quindi quel che dice ha un peso. Anche se sembra sostenere solo e soltanto la posizione del Cremlino quando dice che la chiave dell'accordo sta nei cinque territori occupati dalla Russia in Ucraina, che Mosca pretende e Kiev non ne vuol sapere di concedere.

A pochi giorni dal faccia a faccia con lo zar l'inviato di Washington ha detto «che Vladimir Putin è aperto a un accordo di pace permanente» e che «ci è voluto un po' per arrivare a questo punto ma potremmo essere sul punto di realizzare qualcosa che sarebbe molto, molto importante per il mondo intero», ha detto. Ma quale sarebbe questo punto? «Riguarda i cosiddetti cinque territori (ovvero Crimea, annessa illegalmente nel 2014, Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, attualmente parzialmente occupate, ndr), ma c'è molto di più: ci sono protocolli di sicurezza, non c'è la Nato, l'articolo 5 della Nato. È una situazione complicata, radicata in alcuni aspetti davvero problematici tra i due Paesi». Tradotto: la Russia, come più volte ribadito, vuole tutto e non concede nulla. Una posizione confermata dal capo dei servizi segreti esteri russi Sergei Naryshkin che parla apertamente di «rispetto della sovranità dei confini territoriali della Federazione Russa, ovvero i confini attuali». Se il portavoce del Cemlino Peskov invita alla calma e dice che ci vorrà tempo e il ministro degli Esteri Lavrov attacca dicendo che è difficile trattare vista la «russofobia» che impera, tali condizioni che sanno di resa e legittimazione di una guerra di invasione restano irricevibili per Kiev.

Non a caso il presidente ucraino Zelensky ha precisato, senza mai citare Witkoff, che una trattativa su queste basi sarebbe inaccettabile. «Tutti i territori appartengono allo Stato unitario dell'Ucraina. Pertanto, ancora una volta, solo il popolo ucraino può parlare dei territori del nostro Stato. E sapete che per noi queste sono linee rosse: riconoscere qualsiasi territorio temporaneamente occupato come non ucraino, ma russo», ha detto il leader di Kiev», ribadendo che «i rappresentanti discutono di questioni che vanno oltre la loro competenza» lanciando un messaggio proprio all'inviato Usa.

A sostenere Zelesnky ci ha pensato il segretario generale della Nato Mark Rutte, andato a sorpresa in visita a Odessa per un faccia a faccia col presidente. «Il sostegno della Nato è incrollabile. Continueremo ad aiutare l'Ucraina in modo che possa difendersi oggi e scoraggiare future aggressioni, garantendo una pace giusta e duratura», ha detto Rutte che ha definito «oltraggioso» l'attacco su Sumy e ha ribadito di sostenere «gli sforzi di Trump per un cessate il fuoco» anche se «non facili». Nel frattempo, torna a parlare il vicepresidente Usa JD Vance, all'inizio del suo tour europeo, ribadendo gli attacchi a Zelensky «assurdo che dica al governo americano che in qualche modo siamo dalla parte dei russi», e anche Bruxelles: «L'Europa è nostra alleata, ma non può essere un vassallo permanente», ha ripetuto.

«È brutale dirlo ma è vero: la sicurezza europea è stata sovvenzionata dagli Stati Uniti d'America», invitando il Vecchio continente a difendersi da solo mentre in Germania impazza il dibattito sull'eventuale invio dei missili Taurus, promosso dal Cancelliere in pectore Merz ma osteggiato da una parte del suo partito. Un bel clima, non c'è che dire. Altro che pace.

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