"Una tesi assurda. Come dire che il Pd ha emuli delle Br"

Lo storico di sinistra: "Sono episodi di 50 anni fa, la premier era bambina"

"Una tesi assurda. Come dire che il Pd ha emuli delle Br"
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«Parlare di legami tra l'eversione nera e questo governo è come dire che nel Pd ci sono ancora gli emuli delle Br». Raggiungiamo lo storico di sinistra Gianni Oliva mentre è in macchina, l'eco delle accuse del presidente dell'Associazione vittime della strage di Bologna sui legami tra governo e autori della mattanza ci fa da sottofondo. Oliva non è tenero con questo esecutivo («non l'ho votato io, ma la maggioranza degli italiani sì»), dalle colonne della Stampa ieri ha lanciato il suo appello perché l'esecutivo partecipi alla commemorazione della strage dell'Italicus a San Benedetto Val di Sambro. «Tra il 3 e il 4 agosto di cinquant'anni fa il tritolo nero uccise 12 persone», ricorda lo storico.

Ma non si può dire che ci sia un filo nero che lega i terroristi all'esecutivo...

«Stiamo parlando di episodi di 50 anni fa. Giorgia Meloni era appena una bambina. Allora... Io credo che sia inutile fare riferimenti a cose di questo genere, cioè immaginare aspetti e simpatie per il terrorismo. Se qualcuno ha questo dubbio, faccia nomi e cognomi».

La pietra dello scandalo è nei presunti rapporti tra la presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo (Fdi) e il Nar Luigi Ciavardini, ritratti insieme in una foto innocua a Rebibbia quando la parlamentare era consigliere regionale del Lazio, in visita in carcere...

«Francamente non lo sapevo, lo sento da lei. Se una persona ha avuto dei legami che si affronti la questione di quella persona, altra cosa è immaginare che ci sia la complicità del governo. Bisogna fare attenzione...».

Le parole sono importanti...

«Allora, io penso che la sinistra ha fatto i conti con il terrorismo rosso. Non da subito, perché c'è stata una parte di sinistra che parlava di compagni che sbagliano. È stato il Pci di Luigi Berlinguer che ha preso delle posizioni molto nette, a sinistra qualcuno ha anche pagato come Guido Rossa, militante sindacale della Cgil. La destra mi sembra che i conti con quel passato li ha fatti meno, non vuol dire che non li ha fatti. Vuol dire che li ha fatti in modo più superficiale».

Come possiamo far pace con il nostro passato?

«Le presenze in piazza sono un messaggio, come lo sono le assenze. Non bisogna far passare quel periodo sotto traccia per diverse ragioni. Il terrorismo, rosso e nero, extraparlamentare di destra e di sinistra, non è stato solo frutto di militanti spregiudicati. Se in piazza scandisci slogan come se vedi un punto nero spara a vista, o boia chi molla crei un humus, uno stato d'animo. Una volta Alberto Franceschini delle Br disse che loro avevano fatto ciò che tanti dicevano di voler fare. Se archiviamo quella stagione come fosse solo colpa di quelli che sono stati condannati, allora non abbiamo capito che le tragedie nascono sempre dalle smagliature della coscienza collettiva, come succede oggi con Casapound o gli anarco-insurrezionalisti No-Tav».

Che ricordo ha di quegli anni?

«Io in quegli anni facevo parte della sinistra extraparlamentare a Torino, posso dirti che c'è stata molta indulgenza con i terroristi. Finché non hanno ammazzato il vicedirettore della Stampa Roberto Casalegno. Che noi conoscevamo bene, eravamo andati a casa sua. Per noi era un conservatore perché sosteneva che il terrorismo nasceva anche a sinistra, non erano fascisti travestiti come si diceva allora. Ma sparargli era tutt'altra cosa».

Che consiglio darebbe a Giorgia Meloni?

«Bisogna far studiare agli studenti la Storia contemporanea. Bisognerebbe che nel triennio delle scuole superiori si iniziasse dalla Rivoluzione francese per poter arrivare al presente, altrimenti continuiamo ad avere studenti che sanno chi è Annibale ma non hanno mai sentito parlare né di Piazza Fontana né di Aldo Moro. Mi piange il cuore per quello che resta fuori, ma se vogliamo essere cittadini coscienti del presente dobbiamo conoscere il passato prossimo».

E poi?

«Meglio essere in piazza, a Brescia o a Bologna, che non esserci».

E se la fischiano?

«Sbaglia chi la fischia».

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