Il tema del terzo mandato continua ad agitare le acque della politica. Da una parte c'è la Lega che si ricompatta, con la ritrovata armonia tra Matteo Salvini e Luca Zaia e con il governatore veneto che rilancia un messaggio chiaro: «C'è la buona amministrazione di questa regione da 14 anni, lo dicono i fatti, e ci sono i cittadini che vogliono poter decidere». Dall'altra il tema che viene rilanciato ad alto livello anche nel Partito democratico.
È il sindaco di Milano Giuseppe Sala a lanciare un sasso piuttosto pesante nello stagno. «Quella del Pd che dice no al terzo mandato mi pare veramente una posizione antistorica» sostiene il primo cittadino meneghino. «Quello che chiedo è coerenza, primarie sì, primarie no, o primarie quando fanno comodo? Due mandati come limite sì, come avviene nei comuni, o come avviene in Parlamento e alle europee, o quando fanno comodo? Quando si dice che i sindaci o i presidenti di Regione rischiano di avere troppo potere, non si capisce la vita che facciamo, non abbiamo tutto questo potere. C'è semmai il potere del cittadino elettore di mandarci a casa». E ancora: «Sono consapevole che sarà molto difficile che il terzo mandato diventi regola in Italia, mi interessa molto sapere come la pensa il partito per cui voto. Io credo che gli amministratori locali debbano essere una forza anche per il Pd. Non vorrei che fossero visti con un po' di fastidio, che è sbagliato». E una apertura arriva dal senatore Pd, Lorenzo Guerini. «Il terzo mandato è un tema aperto a tante opinioni. Forse una riflessione su questo tema va fatta. Il limite è stato pensato per impedire che le cariche monocratiche si protraessero per molto tempo e ci potesse essere poco ricambio, poi è stato man mano tolto». Un altro senatore del Pd, Walter Verini, si schiera però sulla posizione contraria. «Gestire miliardi di spesa per un tempo troppo lungo concentra troppo potere. Due mandati sono più che sufficienti», liquida la questione.
Nella maggioranza Fdi e Forza Italia continuano a far scattare il semaforo rosso. «Il tema per noi non è Zaia sì o Zaia no, ma tenere saldo un principio che deve valere per tutte le regioni, anche quelle a statuto speciale. Due mandati per un governatore sono un tempo sufficiente per espletare al meglio il proprio mandato, attuare il programma ed evitare incrostazioni di potere nefaste che ci sarebbero con altri mandati», dice parlando con Affaritaliani.it, Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia e vice-capogruppo vicario alla Camera. Nella Lega, invece, a livello regionale i toni si fanno più duri.
Se Matteo Salvini getta acqua sul fuoco - «Con gli alleati troveremo una quadra» - il messaggio che arriva dal Veneto è semplice: c'è un solo candidato possibile per il centrodestra ed è Zaia.
«Se a Roma avranno l'intelligenza di capire che il Veneto è come la dinamite, bene: la coalizione resterà unita» dice Alberto Villanova, capogruppo della Lega in Consiglio regionale, intervistato da Affaritaliani. «Viceversa, ci metteremo sulla nostra linea del Piave e la difenderemo centimetro per centimetro per far valere i nostri diritti».
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