«Il Venezuela è sconosciuto ai media italiani». Questa è l'impressione di tanti italo-venezuelani costretti a fuggire dalla fame e dalla dittatura e che ieri, per un giorno, hanno assistito basiti ai dibattiti sui media del nostro Paese dopo lo scoop di Abc. «Molti politici che ho visto ieri in tv spiega Giancarlo, fuggito da un paio d'anni a Madrid hanno definito Abc di destra neanche fosse un insulto ma non è un reato essere liberali come è quel quotidiano». «Altra perla aggiunge Vittorio, nostro connazionale fuggito a Panama ma che guarda la televisione italiana - è dire che Abc sia monarchico, come fosse una colpa che la Spagna abbia un Re».
Per fortuna Giancarlo e Vittorio non sono sui social dove i troll grillini ieri si sono scatenati con insulti di ogni genere contro l'organo di stampa iberico. Purtroppo per loro, tuttavia, Abc quando si tratta di giornalismo investigativo non scherza, soprattutto Marcos García Reyes, l'autore dello scoop dei 3,5 milioni di euro pagati da Chávez ai M5S, uno che fa parte dell'«ICIJ team», che ha ricevuto insieme al suo team il Premio Pulitzer per l'inchiesta sui Panama papers che ha fatto tremare mezzo mondo. Reyes ha detto che «attende con serenità le querele» annunciate da Casaleggio e pentastellati perché «non ho mai perso una causa».
In Italia invece Di Pietro ha parlato di «polpetta avvelenata» e tutti a dire che si tratterebbe di una bufala perché subito un pezzo di Open a firma di David Puente (membro della task force di Conte contro le fake news) ha notato che essendo il cavallo di Chávez sul timbro dell'informativa riservata dell'intelligence venezuelana girato a destra (el Comandante lo aveva voltato a sinistra tre anni prima) il documento sarebbe falso.
Reyes, invece, assicura che è vero perché i timbri nelle sedi diplomatiche venezuelane non sono stati sostituiti subito e, anzi, molti avevano ancora fino alla morte di Chavez (2013) il cavalluccio girato dall'altra parte. Diversivi su cui indagheranno i nostri Servizi alle dirette dipendenze di Conte che, sicuramente, sveleranno presto l'arcano.
Altro ragionamento fatto da parlamentari e giornalisti grillini è che sarebbe «assurdo mandare milioni in borse» e addirittura «fatturarne l'importo». Il problema è che i business della narcodittatura sono così tanti che ogni tanto qualche valigia piena di dollari sfugge agli oliati meccanismi. Da giorni in Svizzera, ad esempio, si sta cercando il proprietario di una borsa piena di lingotti d'oro mentre ieri una valigia zeppa di milioni di dollari è stata buttata a mare nei Caraibi, non lontano dal Venezuela. Come ai tempi degli spalloni che andavano proprio in Svizzera oggi la narcodittatura di Maduro fa lo stesso con l'oro illegale via Aruba verso paesi come Iran e Turchia, come dimostrano fior di reportage investigativi. «Non tutti erano parte della mafia al potere in Venezuela nel 2010, e quando una valigetta piena di cash finisce tra le mani di un funzionario che non è nello schema può accadere che egli chieda lumi alla direzione generale di Caracas» spiega una fonte. «Molti ex membri dell'apparato militare di intelligence chavista hanno fatto copie di documenti come quello di Abc e oggi li vendono per fare soldi.
Si è creato un mercato di documenti assolutamente autentici sulle ventennali relazioni internazionali del regime da parte di funzionari epurati o caduti in disgrazia», spiega un'altra fonte. Di certo la storia non finisce qui. Anche perché Reyes potrebbe avere altre prove da tirare fuori.
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