Attenzione massima all'immigrazione, le questioni famigliari possono attendere. Lo specchio dei tempi si riflette anche nel funzionamento della giustizia. E così succede che a Roma, precisamente alla sezione famiglia del tribunale civile, i tempi per fissare la prima udienza di separazione giudiziale (quella più importante tra l'altro) si dilatino a tal punto da arrivare fino a un anno.
365 giorni contro i 90 che sarebbero previsti per legge per iniziare l'iter processuale. Ma ubi maior minor cessat e quel maior è rappresentato dalla sezione specializzata sui Diritti della Persona ed Immigrazione. Quella finita alle cronache per la battaglia ingaggiata col governo in materia di paesi sicuri, rimpatri e protocollo Albania e di cui fa parte la giudice Silvia Albano. Una sezione nata nel 2017 in seguito al decreto Minniti-Orlando e composta da 27 magistrati altamente specializzati. Una sezione che da allora è sempre stata considerata una priorità sia in termini di organico sia in termini di importanza. Specchio dei tempi, appunto e per carità. Ma se guardiamo ai numeri nudi e crudi, l'unica cosa certa è che la sezione famiglia processa una media di 7 mila casi all'anno, senza considerare le pendenze. E a occuparsi di questa mole di faldoni, stando al sito del tribunale, ci sono solo dieci magistrati più il presidente e tre giudici onorari. In pratica, calcolatrice alla mano, parliamo di più di 500 cause a giudice all'anno. Ma non importa. La separazione giudiziale, sicuramente una situazione spiacevole soprattutto perché spesso il giudice è chiamato a decidere sull'affidamento dei figli, sulla divisione dei beni o sul loro mantenimento, sulla collocazione dei figli minori e sull'assegnazione della casa coniugale, a conti fatti è una priorità secondaria. L'ossimoro non è improprio dal momento che, come ricorda il Messaggero, negli ultimi anni la sezione famiglia non ha beneficiato di nuovi innesti in organico al contrario della sezione specializzata che si occupa di protezione internazionale che per legge ha ottenuto dieci nuovi giudici.
Allo stesso tempo, nella circolare del Csm sulla formazione delle tabelle di organizzazione degli uffici giudicanti (Delibera del 26.06.2024 così come modificata con delibera del 09.10.2024) si legge nero su bianco che «il numero dei giudici assegnati deve essere individuato in modo proporzionato al numero delle sopravvenienze e alla complessità della materia» e che «va favorita la trattazione in via prevalente, pur se non esclusiva, delle materie di cui all'articolo 3 del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, convertito, con modificazioni, in legge 13 aprile 2017, n. 46 e ss.mm., anche attraverso la costituzione di gruppi di magistrati». Materie relative per l'appunto all'immigrazione. Non dimentichiamo poi che nella separazione giudiziale, i figli, anche se minori di 12 anni ma con capacità di discernimento, vengono sempre ascoltati dal giudice per i provvedimenti che li riguardano e questo avviene generalmente proprio alla prima udienza, quella per cui ci vuole un anno prima di fissarla. Un'attesa infinita.
Insomma, che ci sia una grande attenzione sul tema dell'immigrazione è lapalissiano e non desterebbe nemmeno scalpore se la stessa attenzione fosse prestata a temi altresì importanti come la tutela dei minori vittime di una separazione giudiziale dei loro genitori.
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