Ecco che sono tornati i "no" del Movimento 5 Stelle. Nel giro di pochi giorni ha rifilato una sfilza di pareri negativi: "no" all'invio di armi più pesanti per sostenere l'Ucraina contro la Russia, "no" al termovalorizzatore a Roma. Proprio quest'ultimo aspetto ha portato i grillini a non votare il decreto Aiuti, contenente una serie di aiuti economici in favore di famiglie e imprese in difficoltà. Interventi che però non hanno incassato il via libera del M5S, contrario alla norma che spiana la strada al termovalorizzatore nella Capitale.
Il "no" dei 5 Stelle
Nel Consiglio dei ministri di ieri è stato raggiunto un livello di tensione alto, con un duro scontro che ha visto spaccarsi il Movimento e il Partito democratico: il Pd avrebbe chiesto agli alleati di non votare la singola norma anziché non votare l'intero provvedimento, ma i 5 Stelle non hanno voluto sentire ragioni e alla fine non hanno preso parte al voto. I grillini dal loro canto chiedevano lo stralcio della norma, che però non sono riusciti a ottenere.
Il punto della discordia è stata la norma straordinaria per attribuire più poteri al sindaco di Roma, vista come un'occasione che potrebbe aprire alla possibilità di realizzare un termovalorizzatore nella Capitale già annunciato dal sindaco Roberto Gualtieri. Proprio il primo cittadino ha accolto con soddisfazione le novità arrivate dal Cdm: "Sono soddisfatto per la norma approvata dal Consiglio dei ministri che mette Roma nelle condizioni di risolvere strutturalmente il problema dei rifiuti ed essere protagonista delle sfide dell'economia circolare".
Conte alza i toni
Chi invece non ha provato affatto gratitudine è stato Giuseppe Conte, assai irritato per quanto accaduto ieri sera nel corso del Consiglio dei ministri. Fonti di governo fanno sapere che l'indicazione della linea del non voto sarebbe arrivata direttamente dal leader grillino. Il che in sostanza è stata la scintilla che ha acceso lo scontro con il Partito democratico.
"Si sta consumando un ricatto pazzesco", è il commento di Conte riportato nell'intervista a La Stampa. Una considerazione accompagnata da un monito: "Noi siamo disponibili a concedere pieni poteri per autorizzare nuovi impianti in base alle nuove tecnologie ecosostenibili, non a rimettere indietro le lancette della storia". Il leader del M5S continua ad alzare i toni: non solo pretende che il premier Draghi riferisca il Parlamento, ma non intende indietreggiare rispetto alle posizioni sull'invio di armi. "Faremo pesare la nostra forza politica", assicura.
Il timore di Draghi
In tutto ciò il premier Mario Draghi teme che la spaccatura emersa ieri in Consiglio dei ministri possa tradursi in "fibrillazioni generalizzate". Il presidente del Consiglio vuole certamente evitare situazioni che possano mettere in serio pericolo l'equilibrio già precario della maggioranza, che tra elezioni amministrative e referendum sulla giustizia è destinata a dividersi ulteriormente.
Draghi si è detto "dispiaciuto" per il disaccordo su una specifica norma sui poteri del commissario, L'auspicio è che "si possa superare questo disaccordo in qualche modo" e che tutto ciò non provochi
"conseguenze particolari". Ma sa benissimo che le prese di posizione di Conte in dissenso dal governo iniziano a essere tante e pesanti. Premesse tutt'altro che rosee per la scadenza naturale della legislatura nel 2023.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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