Toti taglia Fi dalla giunta. La rabbia degli azzurri

In Liguria Forza Italia resta senza assessori. Mulè attacca: "Atto di arroganza politica"

Toti taglia Fi dalla giunta. La rabbia degli azzurri

La nuova giunta della Liguria nasce sotto l'insegna dello strappo. Dal governo regionale guidato da Giovanni Toti (nella foto) resta infatti fuori Forza Italia. Uno strappo che ha fatto rumore e che, dicono i beninformati, non sarà privo di conseguenze a livello politico. «Credo che l'accordo trovato in queste ore - prova a minimizzare il governatore riconfermato - sia un accordo equilibrato che ovviamente lascerà qualcuno soddisfatto, qualcuno meno. Ma tutti potranno ritenersi parte di questo progetto con lo stesso spirito degli ultimi cinque anni». Tre assessori appartengono alla lista «Cambiamo!», due alla Lega e due a Fratelli d'Italia. A Forza Italia non è andato nemmeno il presidente del Consiglio regionale (sarà della Lega), cui spetterà soltanto la segreteria della presidenza dello stesso Consiglio. Cinque dei sette assessori sono riconferme della vecchia giunta con gli stessi compiti: si tratta di Andrea Benveduti (Lega) con delega a sviluppo economico, energia e porti; Ilaria Cavo (Cambiamo!) che avrà scuola, cultura e formazione; Giacomo Giampedrone (Cambiamo!) alla protezione civile, infrastrutture e lavori pubblici; Marco Scajola (Cambiamo!) per urbanistica e demanio; Gianni Berrino (Fratelli d'Italia) riconfermato all'assessorato di lavoro e turismo. I nuovi assessori sono l'avvocato Simona Ferro (Fratelli d'Italia) che si occuperà di personale, scuola e animali, e Alessandro Piana (Lega), ex presidente del Consiglio, con delega ad agricoltura, caccia e pesca. Il governatore Toti terrà per sé le deleghe a bilancio e sanità.

Lo strappo, suggeriscono i beninformati, è il frutto di una strategia che parte da lontano. Almeno dalla costruzione delle liste. Senza un listino bloccato, non si poteva organizzare un accordo di giunta a priori e così il risultato elettorale ha premiato soprattutto la lista del governatore. Che ora ha i numeri (in Consiglio) per non dipendere dalle pressioni degli alleati. Giorgio Mulè, portavoce dei parlamentari azzurri che proprio in Liguria ha il suo collegio elettorale, parla del gesto di Toti come il prodotto di «immaturità e di arroganza politica». Toti che, a parole ma solo a parole, ambiva a essere riferimento dei moderati e addirittura del centrodestra, ricorda Mulè, ha costruito «una giunta che fa perno sul movimento ligure del presidente Toti con la rappresentanza di una parte del centrodestra. Il centrodestra doc, infatti, governa unito e compatto, da una parte all'altra dell'Italia nel nome della lealtà, della condivisione di valori e nel rispetto di ognuna delle componenti».

Se il governatore ha i numeri per governare, spiegano dagli ambienti di Forza Italia, rischia però di non avere più le carte in regola per un futuro da protagonista a livello nazionale. Insomma la partita sul polo dei moderati, tante volte invocato dallo stesso Toti per reggere il confronto con l'ala estrema della coalizione, rischia di avere un finale tutt'altro che favorevole al governatore ligure.

Sul fronte delle candidature per le comunali di primavera, prende intanto corpo

quella del figlio di Umberto Veronesi, Paolo, per il capoluogo lombardo, quella di Giancarlo Tonelli, attuale direttore dell'Ascom di Bologna, per il capoluogo emiliano e del magistrato antimafia Catello Maresca per Napoli.

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