"Trasparenza e basta corruzione". In Vaticano nuovo codice degli appalti

Stop alla malagestione: un'unica centrale per tutti gli acquisti

"Trasparenza e basta corruzione". In Vaticano nuovo codice degli appalti

Un nuovo codice contro il nepotismo, la malagestione e il conflitto d'interessi negli appalti in Vaticano. Dopo anni di scandali, soffiate e fughe di documenti sulla corruzione d'Oltretevere nelle gare per i contratti, Papa Francesco mette la parola fine a un'epoca tormentata e, in piena crisi economica causa Covid-19, pubblica una lettera apostolica in forma di «Motu proprio» contenente una nuova legislazione che regolamenterà la gestione degli appalti. Niente più favoritismi, addio agli alti prelati che facevano da tramite per l'azienda di qualche amico: la parola d'ordine sarà trasparenza. E infatti, in uno degli 86 articoli del nuovo codice di Bergoglio si spiegano gli scopi della nuova normativa: «Impiego sostenibile dei fondi interni, trasparenza della procedura di aggiudicazione, parità di trattamento e non discriminazione degli offerenti, promozione di una concorrenza efficace tra gli offerenti, in particolare mediante misure in grado di contrastare gli accordi illeciti in materia di concorrenza e la corruzione».

Dopo quattro anni di lavoro sinergico tra gli enti economici della Santa Sede, il Pontefice vede finalmente portato a termine un altro dei tasselli della tanto sperata riforma della Curia Romana, basandosi su un principio generale. «La diligenza del buon padre di famiglia», scrive il Papa nel documento, «principio di massimo rispetto, sulla base del quale tutti gli amministratori sono tenuti ad attendere alle loro funzioni».

Con il nuovo codice, il Vaticano farà adesso riferimento a una centrale unica per gli acquisti e le ditte che vorranno partecipare alle gare d'appalto d'Oltretevere dovranno iscriversi ad un apposito Albo. Saranno esclusi i pregiudicati, chi al momento dell'iscrizione è sottoposto a indagini, a misure di prevenzione o condanne in primo grado per «partecipazione a un'organizzazione criminale, corruzione, frode, reati terroristici», per «riciclaggio di proventi di attività criminose e sfruttamento del lavoro minorile». Niente cantieri in Vaticano dunque per chi ha evaso le tasse, niente accordi commerciali con chi ha trasferito la sede della propria società in qualche paradiso fiscale d'oltreoceano. Anche sul tema del conflitto d'interessi il codice di Papa Francesco è chiarissimo: divieto assoluto di essere nelle commissioni giudicanti se si è parenti fino al quarto grado o affini fino al secondo grado con persone legate alle società interessate a presentare un'offerta.

A dare un'accelerata al codice anche la necessità di sistemare i conti d'Oltretevere, con un budget preventivo approvato con un rosso di oltre 50 milioni di euro e una drastica spending review in tutti gli enti vaticani a seguito della pandemia.

«Il tema della riduzione delle spese è estremamente attuale e importante in questo momento, purtroppo destinato a durare, di gravi difficoltà economiche per il mondo intero ma anche, in modo specifico, per la Santa Sede e per lo Stato della Città del Vaticano - spiega Giuseppe Pignatone, Presidente del Tribunale d'Oltretevere -. Per conseguire gli obiettivi prefissati vengono recepite le migliori regole e le migliori pratiche elaborate dalla Comunità internazionale. È previsto inoltre un articolato sistema di controlli, anche informatici».

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