Una trattativa segreta "da film". La rabbia di Trump: "Vince Putin"

Lo scambio di prigionieri tra Usa e Russia è una vittoria diplomatica per Biden e anche per Kamala. Ma serve pure allo Zar che così dimostra fedeltà ai suoi

Una trattativa segreta "da film". La rabbia di Trump: "Vince Putin"
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La data è il 25 giugno, la sede l'hotel Marriott, la località incerta. Per alcuni Amman, per altri Doha. I contorni per una spy story ci sono tutti, soprattutto perché a un certo punto attorno a un tavolo prendono posto ufficiali della Cia e omologhi russi.

La proposta di Washington è appetitosa, meditata e in parte messa a punto già dall'autunno del 2022: lo scambio di una ventina di prigionieri detenuti nelle carceri della Russia, degli Usa e del resto dell'Europa. A rendere interessante l'accordo è il numero di prigionieri coinvolti che fornisce a entrambe le parti più ragioni per accettare l'accordo di quante ve ne possano essere per rifiutarlo. Da quel momento partono telefonate, altri incontri più o meno ufficiali, viene indicato l'aeroporto Esenboga di Ankara (con la benedizione di Erdogan) come zona «neutrale» per lo scambio, ma soprattutto prende forma poco alla volta il più grande e complesso «prisoner swap» dai tempi della Guerra Fredda. Giovedì tutto si è compiuto, ieri invece è stato il giorno del ritorno a casa, delle dichiarazioni e di qualche polemica. Il giornalista Gershkovich, che vorrebbe addirittura tornare in Russia da uomo libero per intervistare Putin, l'ex marine Whelan e la blogger Kurmasheva sono stati salutati dagli applausi delle famiglie e degli amici mentre sbarcavano da un aereo alla base di Andrews vicino Washington, accolti da Biden e la Harris.

Con loro anche oppositori e dissidenti russi come Vladimir Kara-Murza (che dice, «ero certo di morire in cella, e non ho chiesto la grazia a Putin»), Ilya Yashin ed Oleg Orlov, oltre a due minorenni. Whelan è commosso: «Sono andato in vacanza per due settimane, mi hanno catturato e detto che ero una spia». Le facce sono scavate dalle sofferenze patite, gli occhi guizzanti per la libertà ottenuta.

Il Cremlino in cambio ha portato a casa 8 detenuti, tra cui spicca Vadim Krasikov, il colonnello dei servizi condannato all'ergastolo in Germania per aver ucciso a Berlino Zelimkhan Khangoshvili, ex comandante ceceno. Putin è andato ad accoglierlo giovedì notte all'aeroporto di Mosca. La vedova di Khangoshvili ha pronunciato parole di fuoco: «Nessuno ci aveva parlato dello scambio. Il fatto che sia successo dimostra che l'opinione delle vittime non è importante per le autorità tedesche».

Le polemiche maggiori sono arrivate da Donald Trump: «Stiamo liberando assassini, killer o delinquenti? - si domanda su Truth - Di sicuro questo diventerà un cattivo precedente per il futuro. Ci stanno estorcendo denaro e comunque è stata la vittoria di Putin». L'operazione in realtà segna una vittoria politica e diplomatica per Biden e per la sua vice candidata alle presidenziali.

Vince anche Putin, che mostra lealtà ai suoi agenti arrestati all'estero, ma col rischio di aver graziato chi potrebbe rianimare la moribonda opposizione russa in esilio. Per Biden «il calvario è finito. Non smetterò di lavorare finché ogni americano ingiustamente detenuto o tenuto in ostaggio in tutto il mondo non sarà riunito alla propria famiglia».

Quindi ha lodato «le decisioni coraggiose degli alleati che ci hanno sostenuto durante le difficili e complesse negoziazioni, tra cui Germania, Polonia, Slovenia, Norvegia e Turchia». Con un grazie speciale a Berlino che ha dovuto fare «concessioni significative» senza chiedere nulla in cambio. La Procura federale tedesca si era infatti opposta alla liberazione di Krasikov. Berlino ha accolto 12 tra prigionieri politici russi e cittadini tedeschi: tra loro anche il mercenario Rico Krieger, condannato per terrorismo a Minsk e graziato da Lukashenko.

Un lavoro complesso che ha visto spesso il cancelliere tedesco Scholz e la sua ministra degli Esteri Baerbock su posizioni diverse. E questa divergenza avrebbe in qualche modo ritardato il possibile rilascio di Alexei Navalny, sostiene il settimanale Die Zeit.

Mosca continuerà a lavorare per il rilascio dei suoi cittadini detenuti all'estero. Lo ha annunciato il portavoce del Cremlino Peskov, riferendosi al caso di Alexander Vinnik, arrestato in Grecia nel 2017 (ed estradato negli Usa 5 anni dopo) con l'accusa di riciclaggio di denaro.

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