Da Travaglio ai 5 stelle: Grillo coperto di "vaffa"

Durissimo attacco del "Fatto" al fondatore. Le colpe: l'ok al governo Draghi e i 300mila euro di consulenza

Da Travaglio ai 5 stelle: Grillo coperto di "vaffa"
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«Non sappiamo cosa possa fare, quel che è certo è che ha fatto una brutta fine». Questa è la sintesi, sulla situazione di Beppe Grillo, offerta da un dirigente dei Cinque Stelle. Sintomo di un Garante che attende il secondo round delle votazioni sulle modifiche dello Statuto in pressoché totale solitudine. Mollato da Marco Travaglio e alle prese con le condizioni del contratto che ancora lo lega al M5s di Giuseppe Conte. Nonostante le diverse sfumature sul futuro dell'alleanza tra Pd e pentastellati, il direttore del Fatto Quotidiano, ieri, ha firmato un editoriale al vetriolo contro il fondatore. La penna del giornalista vicino all'avvocato di Volturara Appula colpisce lì dove fa più male al comico, soprattutto nell'ottica di una campagna elettorale tra gli attivisti, in vista delle votazioni che si svolgeranno tra il 5 e l'8 dicembre. Mentre, sui social, i contiani fanno girare fotomontaggi in cui si sovrappongono le foto dell'Elevato e di Mario Draghi, Travaglio affonda il colpo nel punto debole. «Quello lì, quello che predicava la politica senza soldi: belìn, tre anni fa ha scambiato Draghi - il banchiere, il privatizzatore, l'Anticristo! - per un grillino supremo, e pure Cingolani», scrive il direttore del Fatto Quotidiano. Eccolo, il peccato originale del comico, secondo i contiani. La benedizione all'ingresso grillino nell'esecutivo di Mario Draghi. «Ma Conte, all'epoca, non ha battuto ciglio e ha appoggiato l'entrata in quel governo», obiettano dall'area movimentista. Eppure, chi è vicino all'ex premier insiste. «Grillo è un draghiano», vanno all'attacco. E ancora, Travaglio, che mette nel mirino la consulenza da 300mila euro all'anno ottenuta dal fondatore dal M5s di Conte. «S'è fatto dare 300 mila euro l'anno per la comunicazione senza comunicare un cazzo, anzi non andava manco a votare e le rare volte che parlava era per insultare il leader che aveva scelto lui!», infierisce il direttore. Un endorsement pesante a favore di Conte. Un attacco durissimo contro Grillo, «che potrebbe avere un peso nella consultazione del prossimo fine settimana», ipotizzano dal gruppo parlamentare. Magari un'uscita concordata tra Travaglio e l'ex premier, così da tirare la volata finale per il superamento del quorum, a fronte della battaglia per l'astensione portata avanti dai pro-Grillo. Infatti Travaglio non si risparmia affatto: «Grillo (ndr) ha talmente rotto i coglioni che due iscritti su tre l'hanno abolito. E lui ha fatto ripetere il voto: non gli basta un vaffanculo, ne vuole due!». È la logica del Vaffa che si ritorce contro il suo creatore. Così come il Movimento che si rivolta contro chi l'ha inventato. Poi accusa Grillo di incoerenza - dato che oggi fa la battaglia per «bucare» il quorum - mentre a giugno del 2011, «quando era ancora lucido» appoggiava i referendum contro il nucleare e per l'acqua pubblica, definendo il «quorum un furto di democrazia». Perciò, secondo Travaglio, Grillo si merita il Vaffa. «Tutti insieme al mio via: tre, due, uno, vaffanculo!», è il messaggio del giornalista, che in passato ha fatto anche da megafono a molte battaglie del comico.

Ma il Garante non deve fronteggiare soltanto i colpi del Fatto. Mentre prepara il secondo step della battaglia legale, quello sulla titolarità del simbolo, fa i conti sulle condizioni previste da una scrittura privata, in cui si impegnerebbe a non fare «alcuna contestazione» sull'uso del logo al M5s.

Poco male per chi sostiene il comico. «Si può rompere questo accordo, che è uno dei punti deboli di Conte, perché dimostra proprio che il simbolo appartiene a Grillo», spiega un ex parlamentare del M5s vicino al fondatore.

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