È fallito lo sciopero di sabato alla Scala. Tre lavoratori soltanto hanno incrociato le braccia e la prima de L'amore dei tre re, opera lirica in tre atti di Italo Montemezzi su libretto di Sem Benelli, è andata in scena regolarmente. Il fallimento dello sciopero, fanno notare gli addetti ai lavori, è il segno inequivocabile di una spaccatura interna ai sindacati, che dimostra come l'aumento salariale (pur considerato esiguo) proposto dal Ministero della Cultura viene accettato dalla gran parte dei dipendenti del teatro.
Il governo ha infatti messo sul tavolo 8 milioni di euro per il rinnovo del Contratto collettivo delle fondazioni lirico-sinfoniche scaduto da 20 anni. Quasi tutte le sigle sindacali sono d'accordo. Restano critiche la Cgil e poche altre sigle.
La pre-intesa, sottoscritta dai rappresentanti sindacali nazionali lo scorso 24 ottobre, prevedeva un incremento del salario del 4% e il riconoscimento di una quota una tantum del doppio del valore previsto dal contratto in vigore e fissato al 4%. Nonostante siano state trovate anche le risorse a copertura, l'accordo è stato respinto dal coordinamento nazionale unitario, composto dai rappresentanti regionali dei sindacati. Il Pd ha annunciato scioperi a oltranza, trasformando una protesta sindacale in una battaglia contro il governo.
Il sottosegretario Gianmarco Mazzi, che ha curato il rinnovo del contratto ricorda che le fondazioni, 14 in tutto, nel 2022 sono costate allo Stato ben 420 milioni. E si dice preoccupato per il mancato rinnovo. Il mancato sciopero di sabato, però, ridona speranza e dimostra, fanno sapere dal ministero, che la maggioranza dei lavoratori lo accetterebbe.
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