«In tre anni in cui è stata setacciata la vita di Toti non è mai stato trovato alcun passaggio di denaro illecito». È uno dei punti su cui insiste la difesa dell'ex governatore nell'inchiesta che lo ha portato alle dimissioni da presidente della Regione Liguria. Non è mancata in questi mesi la sensazione, espressa dai suoi più stretti collaboratori, di un certo accerchiamento giudiziario che ha voluto prendere di mira «il modo di fare politica» di Toti. L'indagine, che si è mossa sul terreno delicato dell'attività politica e dei legittimi interessi di chi regolarmente la finanzia, ha potuto intercettare per anni l'ex presidente grazie a una prima ipotesi di reato non a suo carico, la corruzione elettorale aggravata dal favoreggiamento alla mafia, nata da un fascicolo della Procura di La Spezia. Un'accusa che non ha mai riguardato Toti ma che è stata lo strumento per portare avanti un'indagine vasta e invasiva senza i limiti imposti ai pm su altri reati. Quelli di mafia consentono agli inquirenti di agire in totale segretezza senza dover notificare alcunché. Così per anni i magistrati si sono messi in ascolto. E proroga dopo proroga delle intercettazioni sono arrivati a formulare l'ipotesi di corruzione a carico del governatore, intercettato al telefono e ripreso nel suo ufficio da telecamere accese giorno e notte. Le intercettazioni considerate rilevanti dall'accusa sono una parte minima rispetto alla mole di materiale audio e video prodotto dalla polizia giudiziaria. L'accusa di essersi fatto corrompere dall'imprenditore Aldo Spinelli, che secondo i pm avrebbe finanziato i comitati elettorali di Toti in cambio del rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse, si basa quasi esclusivamente sulle intercettazioni. La prima, del settembre 2021, cioè di tre anni fa, che registra Toti «in barca da Aldo», finita su tutti i giornali. Per giorni si è detto erroneamente che il governatore in quel caso avrebbe usato cautela nell'utilizzo del cellulare, lasciandolo all'esterno dello yacht dell'imprenditore. Nessun atteggiamento elusivo, ha precisato più volte il legale, anzi. Quelle frasi sono state intercettate proprio perché lo portava sempre con sé. Da quella e altre conversazioni selezionate tra migliaia, secondo i magistrati emergerebbe un nesso tra le erogazioni liberali da 74mila euro di Spinelli, e l'interessamento del presidente alla pratica per il porto. Un do ut des sempre negato da Toti, che considerava quel rinnovo legittimo e nell'interesse del porto di Genova, e anzi rivendicato come necessario allo sviluppo portuale.
La difesa ha ricordato anche che la medesima attenzione veniva riservata a tutta l'imprenditoria, a prescindere da chi lo finanziava. E che era una delle bandiere del programma elettorale. I magistrati sono convinti di poter dimostrare il teorema dell'accusa. I legali che invece tutto è stato fatto secondo le regole. Il processo si apre a novembre.
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