«Penso che in futuro non dovremmo mai più stringerci le mani». È stato tranchant Anthony Fauci, l'immunologo a capo della task force contro il coronavirus istituita dalla Casa Bianca, parlando al Wall Street Journal. E non si riferiva alle prime fasi dopo la riapertura, ma a un cambio profondo nei comportamenti sociali che ci attende all'uscita di casa ed è destinato a rimanere. Perché la vecchia e cara stratta di mano è in realtà un potente propagatore di virus e germi: oltre al Sars-CoV19, il batterio E. Coli e i virus dei raffreddori e delle influenze stagionali. Pare che ne contenga più del sedile di una toilette. E in futuro le persone saranno più caute: «Credo che inizieremo a fare attenzione alla trasmissione delle infezioni» ha detto Fauci.
Una perdita non di poco conto, considerato che è in giro da migliaia di anni. Persone che si stringono la mano destra sono raffigurate in tutta l'antichità, a partire da un bassorilievo assiro-babilonese di re Salmanassar V del IX secolo a.C. Il gesto compare anche in bassorilievi funerari e vasi greci fin dal V secolo avanti Cristo e in opere romane. Nell'Iliade e nell'Odissea sono descritte varie strette di mano che suggellano una promessa o un legame. La stretta non era un segno di saluto. Tra le ipotesi sulla nascita del gesto il fatto che stringere la destra dimostrava di non avere un'arma nascosta nella manica ed era considerato un segno di pace.
L'accezione moderna di saluto pare invece risalga all'America del XVI secolo e ai Quaccheri, che lo consideravano un gesto più egualitario dell'inchino, e si consolidata in epoca vittoriana completo di etichetta che volevo la stretta ferma ma non troppo vigorosa.
In epoca moderna la stretta di mano è diventata una pratica legata alla diplomazia, indispensabile negli incontri tra capi di stato per suggellare trattati o nuove amicizie. Tra gli esempi più noti Yasser Arafat e Yitzhak Rabin o Mikhail Gorbachev e Ronald Reagan. O addirittura la stretta di mano tripla tra Begin, Carter e Arafat, replica della ancor più famosa liaison à trois tra Winston Churchill, Harry Truman e Stalin. Praticamente delle bombe biologiche. Chissà se un gesto tanto radicato e diffuso sia pronto a imboccare il viale del tramonto. Qualcuno nota che atleti e giovani lo hanno già da tempo sostituito con il fist bump, il colpo di pugno. Che secondo uno studio del Welsh Institute of Biological and Environmental Research trasmette il 90 per cento di germi in meno (mentre il cinque li riduce della metà). Dalla Thailandia si propone di passare a un ancora più igienico Wài, il saluto tradizionale (che risale agli anni '30): mani giunte davanti al viso, leggero inchino e sorriso. Altra opzione è l'indiano namastè.
Di
certo si perderebbe qualcosa, perché anche la più formale stretta di mano racchiude mille sfumature, come ben sapeva Giorgio Gaber che cantava di «Un incontro un po' anonimo reso più umano da una cordiale stretta di mano».
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