A Treviso scoppia la rivolta anti quarantena. A Latina scappano dal centro 12 positivi

Appello del sindaco di Lampedusa: "Emergenza grave, chiuderò l'hotspot"

A Treviso scoppia la rivolta anti quarantena. A Latina scappano dal centro 12 positivi

Hanno lanciato mobili, una brandina, distrutto computer perché loro la quarantena non la vogliono fare. L'ex caserma Serena di Treviso torna alla ribalta. Sono 330 gli ospiti qui dentro e di questi, 136 sono positivi al coronavirus. Sono asintomatici ma di stare in isolamento non ne vogliono sapere. Così la settimana scorsa alcuni hanno danneggiato l'infermeria lanciando una brandina, dei mobili e un computer. La tensione è nata dalla decisione di tenere all'interno della struttura tutti i migranti, non solo i positivi. Ma a fare da protagonista sabato mattina è stato un ventisettenne gambiano, che stava minacciando il personale medico all'interno. Ha preso e strattonato medico e infermiera, poi si è scagliato contro mobili, computer, stampante, e non contento ha anche afferrato due spranghe di ferro cercando di colpire gli uomini della Polizia di Stato che erano intervenuti in tenuta antisommossa. Poi ha cercato di fuggire. Ma è stato arrestato.

Ieri pomeriggio la situazione era tranquilla. Due quindi i blitz e le indagini chiariranno se il gambiano abbia partecipato anche alla prima rivolta. Attorno all'ex caserma, un cordone formato da polizia carabinieri e militari, è pronto a intervenire. Già più volte questa realtà aveva causato polemiche da parte dei residenti. E se già la convivenza all'interno è difficile per le diverse culture ed etnie, ora con il coronavirus lo è diventata ancor di più. I positivi sono stati isolati e messi dentro a un padiglione. Culture diverse, positività al covid: una miscela perfetta per innescare una bomba. Per quelli negativi sono stati recuperati altri locali. Anche ai 22 operatori che lavorano nel centro è stato fatto il tampone. Al setaccio anche aziende e realtà con cui i richiedenti asilo siano venuti in contatto.

A Latina invece diciotto dei 155 migranti arrivati qualche giorno fa da Lampedusa sono fuggiti da Cori, sui Lepini, dove erano ospitati per la quarantena. Hanno abbandonato la struttura e sono scappati. Dodici erano risultati positivi. La polizia ne ha rintracciati tredici, scappati nelle campagne; per gli altri sono state diffuse le foto alla Polfer di Roma Termini. Nonostante i vari disordini, e nonostante i sacrifici che il nostro Paese ha fatto per arginare l'emergenza covid gli sbarchi a Lampedusa continuano. «In poco meno di due settimane - ha detto il sindaco di Lampedusa Salvatore Martello - sono arrivati sull'isola oltre 5 mila e 500 migranti in 250 sbarchi, molti dei quali di piccolissime entità. Ormai è una vera e propria emergenza». Solo la scorsa notte tre sbarchi per un totale di una quarantina di arrivi. Tutti tunisini. E sempre ieri mattina altre dodici persone. Il sindaco ha lanciato un appello al premier Conte per accelerare i trasferimenti annunciando la chiusura dell'hotspot. Al momento qui ci sono 678 persone. In poco meno di 24 ore ne sono state trasferite oltre 300. Oltre cento sono stati trasferiti a bordo del traghetto per Porto Empedocle (Agrigento).

Entro stasera poi è attesa la nave quarantena inviata dal governo, nave che ospiterà a bordo i migranti. «La nave quarantena va bene ma non risolve il problema», ha detto il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna. Pozzallo nell'hotspot conta 239 migranti di cui 20 positivi al covid.

«Non è una critica al ministero dell'Interno che sta facendo grandi sforzi - ha detto - ma uno stimolo al governo ad ascoltare di più i territori. Il Viminale ha svolto una funziona importante, però la questione dell'immigrazione è stata sottovalutata dal governo italiano. Il problema non si risolve con la nave».

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