«P er le questioni e le partecipazioni del Tesoro deve parlare il ministro dell'Economia. E io non ho parlato». Giovanni Tria non ha trovato pace nemmeno a Bali, dove è volato per partecipare al meeting annuale del Fmi. Forse sperava che a 11mila e rotti chilometri da Roma avrebbe potuto spiegare la manovra economica alla comunità internazionale senza le solite interferenze grilline. Invece, in un breve incontro con la stampa italiana, ha dovuto smentire seccamente l'intervista al Sole 24 Ore del vicepremier Luigi Di Maio, che ha parlato di ingresso nel capitale dell'Alitalia del Tesoro e delle Fs, una sua controllata. Operazione che avrebbe subito il fiato dell'Unione Europea sul collo. Come se già non ce ne fosse abbastanza.
Non solo. Ma mentre Tria incontrava al Fondo Monetario pezzi grossi della finanza internazionale interessati al nostro debito pubblico, come il ministro del Tesoro Usa Mnuchin, o cercava di ricucire con il Commissario economico Ue Moscovici, sempre Di Maio, a sei ore di fuso orario di distanza, tuonava che «ora anche il Fondo Monetario ci attacca sulla legge di bilancio: ormai manca all'appello solo la Nasa». E Tria ha dovuto di nuovo fare il pompiere: «Mi chiedete sempre di commentare cosa pensano gli altri e non cosa penso io. Comunque da parte del Fondo non ho colto alcun attacco all'Italia. Siamo nel quadro di una normale dialettica prevista in questi casi». Anzi, ha aggiunto, «sarebbe importante abbassare i toni perché questi possono provocare danni a tutti gli italiani».
Una chiara presa di distanza dal furore M5s. Resa ancora più esplicita dalla presenza, al suo fianco, del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, volato qui anch'egli, e oggetto pochi giorni fa di un altro duro attacco di Di Maio, dopo le critiche avanzate alla manovra.
Il senso dell'incontro indonesiano con la stampa della coppia Tria-Visco, all'indomani del richiamo del Presidente Mattarella alle prerogative costituzionali delle autorità indipendenti come Bankitalia, è apparso anche questo: ricompattare il fronte istituzionale in un momento così delicato; e farlo proprio a casa del Fondo Monetario, per mandare un segnale forte alla comunità internazionale. Ma è stata anche la conferma delle divisioni sempre più forti dentro al governo italiano.
Dopodiché, proprio davanti a Visco, Tria non ha nascosto l'esistenza di un diffuso scetticismo su una manovra che intende finanziare in deficit spese correnti quali il reddito di cittadinanza e la riforma per andare in pensione prima. Ma di fronte allo stesso Fondo che chiede il rispetto delle regole e del presidente della Bce Mario Draghi che ha richiamato ancora il rispetto del patto di stabilità, l'ha difesa: «Intanto il patto prevede un rapporto deficit Pil del 3% e noi la facciamo al 2,4. Poi all'interno della manovra si fanno scelte che possono non coincidere con le raccomandazioni e possono essere criticate. Ma tutto rientra nell'ambito europeo, nel quadro legale Ue, non c'è nessuno scandalo. Noi puntiamo a una manovra espansiva che crediamo porti a una crescita forte per abbassare il rapporto tra debito e Pil del 4% in tre anni. In passato dopo le ultime manovre di bilancio il rapporto è sceso di solo lo 0,3%». E per farla, ha aggiunto il ministro, abbiamo usato lo stesso modello econometrico del passato. E in gran parte anche le stesse persone. Come dire: fateci provare.
Il punto è che al moltiplicatore «+spese+consumi+crescita» credono in pochi. Lo spread e il rialzo dei tassi e dunque degli oneri sul debito pubblico sono lì a dimostrarlo. Ma anche qui Tria fa il pompiere: «Non mi pare che gli investitori si stiano ritirando. I finanziamenti (tramite le aste di titoli, ndr) continuano ad arrivare». Quanto allo spread, «noi speriamo che possa rientrare. Abbiamo un surplus commerciale del 3%, gli italiani non vivono sopra le loro possibilità. Questa non è una manovra espansiva esagerata». E se a qualcuno viene in mente l'imitazione di Crozza, Tria non si tira indietro: «Esilarante». L'importante è crederci. Visco, lì di fianco, non fa una piega.
Poi il ministro, a fine incontro,
congedandosi, dice che presto si farà una vacanza «sogno un'isola in Grecia, ne ho bisogno, l'estate scorsa ho fatto solo 4 giorni». Ma come? La legislatura è ancora lunga. «Certo, intendo alla prima occasione, magari in agosto».
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