Tridico mente sulla povertà e il premier ripete le bugie

L'Istat smentisce il presidente Inps: poveri in calo di 0,6 punti non del 60%. Per Conte "risultato straordinario"

Tridico mente sulla povertà e il premier ripete le bugie

C'è una balla grande come tre milioni di persone che è sfuggita alla task force contro le fake news istituita da Giuseppe Conte. Eppure individuarla non era difficile: a inventarla è stato il presidente dell'Inps Pasquale Tridico e a divulgarla il presidente del consiglio Giuseppe Conte.

È stato l'Istat a sbugiardare Tridico e il Foglio a puntare il dito contro l'economista a 5 Stelle cui il governo ha demandato il compito di erogare i sussidi agli italiani in difficoltà per il Covid-19. E il risultato si è visto: anche la cassa integrazione è diventata una bufala.

Di solito l'origine delle barzellette è ignota. Quella secondo cui il reddito di cittadinanza ha ridotto la povertà del 60 per cento invece ha paternità e data di nascita. Il 2 dicembre 2019 Tridico sostiene che «l'impatto che abbiamo calcolato del Rdc sulla povertà è di una riduzione forte dell'intensità della povertà, di circa -8 per cento, una riduzione di circa -1,5 per cento dell'indice di Gini, cioè della disuguaglianza, e di circa -60 per cento del tasso di povertà». Quest'ultimo dato era immediatamente diventato materiale prezioso per la macchina di propaganda pentastellata. Titoli entusiasti sul Fatto quotidiano e cascata di post sui social network da parte delle milizie grilline. E fin qui, niente di sorprendente né di inedito.

L'aspetto più serio della faccenda è che il presidente del Consiglio ha fatto sue queste cifre rilanciando in un suo intervento quella più eclatante: «Le statistiche ci dicono che in otto mesi abbiamo un meno 60 per cento della povertà». Sulla base di queste cifre, il premier si è detto «orgoglioso del reddito», una misura «che rivendico e mi batterò con tutte le mie forze perché sia conservata». Su una cosa Conte aveva ragione: «È un risultato incredibile», ha detto. E infatti non ci crede nessuno, a parte il M5s. I dati dell'Istat usciti due giorni fa dicono che nel 2019 c'erano 1,7 milioni di famiglie in condizioni di povertà assoluta, l'incidenza è del 6,4 per cento, rispetto al 7 per cento dell'anno scorso. Le cifre sono quelle ma cambiandone l'ordine il risultato cambia eccome: la riduzione della povertà dunque è di 0,6 punti percentuali, non del 60 per cento. Anche contando gli individui in povertà anziché le famiglie, la musica non cambia: i poveri sono diminuiti da 5 a 4,6 milioni. A fronte di 1,2 milioni di percettori del reddito dunque, solo 400mila sono usciti dalla povertà: solo uno su tre. Meglio che niente, ma è un risultato efficiente a fronte di 7 miliardi di euro stanziati?

Se questo è il metro con cui verranno valutate le politiche proposte agli Stati generali, c'è davvero poco da stare tranquilli per il futuro. Ed è grave che l'Inps, un ente che maneggia ogni anno centinaia di miliardi di euro di previdenza e assistenza sociale, sia diventata un'agenzia di parte, un palcoscenico a disposizione di un attivista che non esita a inventare e diffondere numeri attribuendoli al centro studi dell'Inps. Peccato che poi l'ente non diffonda ufficialmente questi presunti studi.

La serialità di Tridico nell'adottare questo metodo è impressionante.

È lui a sostenere che un attacco hacker è responsabile del blocco del sito Inps nel click day dei 600 euro (smentito dal Garante della privacy), di aver pagato tutta la cassa integrazione di marzo e aprile (smentito da un'inchiesta del Giornale basata su dati Inps), di aver «riempito di soldi gli italiani» (smentito da tutti), che gli imprenditori sono pigri (smentito dalla logica). Un premier serio caccerebbe un presidente dell'Inps così. Conte invece lo cita nei suoi discorsi.

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