Una bomba migranti sull'Italia

Scontri: chiuso l'aeroporto, la "settima brigata" in marcia verso la Capitale. E Serraj proclama lo stato d'emergenza

Una bomba migranti sull'Italia

Gli scontri di queste ultime ore a Tripoli stanno preoccupando e non poco l'intelligence italiana, che ora teme possibili attacchi terroristici nel nostro Paese. Gli alert sono e restano al livello massimo, ma gli occhi sono tutti puntati su possibili obiettivi, mentre si studiano, soprattutto attraverso la rete, i canali di scambio di informazioni tra gruppi estremisti. Lo scenario politico fa pensare, infatti, a due diverse opzioni. Fonti accreditate parlano di disordini dovuti a motivi economici interni, in un contesto governato da realtà tribali, ma allo stesso tempo ci sarebbe malcontento per le troppe ingerenze europee sulla Libia, a partire da quelle francesi. Parigi, infatti, vuol mettere lo zampino nelle elezioni di dicembre prossimo. In buona compagnia c'è la Gran Bretagna, che ha essa stessa interessi. L'Italia è protagonista in quella terra, con gli accordi per bloccare i flussi, che in caso di caos potrebbero riprendere a ritmo serrato, per la gioia di quella parte d'Europa che ancora ci considera un campo profughi.

Certo, i sospetti di un disegno contro il nostro Paese sono forti. Prima un razzo che parte e che colpisce l'hotel Al Wadan di Tripoli, sembra diretto alla sede della nostra ambasciata, poi attacchi mediatici che si fanno sempre più intensi e che sono corredati da fake news diffuse ad arte. Su alcuni siti libici è uscita la notizia che l'Italia avrebbe aiutato con mezzi aerei l'attacco di Al Serraj contro i ribelli a Tarhuna. Al contempo si sarebbe parlato di un veloce avvicendamento dell'ambasciatore italiano Perrone in favore di un uomo che sia ben visto anche dal generale Haftar. Notizie che la Farnesina ha dovuto smentire direttamente. «L'ambasciata d'Italia in Libia rimane aperta spiegano dalla sede diplomatica - Continuiamo a stare a fianco dell'amato popolo libico in questa difficile congiuntura». Secondo il sito Al Mutawasset i dipendenti dell'ambasciata si erano diretti verso l'aeroporto di Tripoli per tornare in patria, ma visto l'intensificarsi degli scontri si è presa una diversa decisione.

Se da una parte il sospetto che dietro alle bufale sul nostro Paese ci siano ancora una volta i francesi di Macron, dall'altra è quello che qualche cellula terroristica dormiente si stia risvegliando e stia provando a seminare il caos. Sul magazine online Report Difesa si cita testualmente che dietro agli scontri di questi giorni possa esserci l'ombra dell'Isis. Insomma, di nuovo una situazione esplosiva in Nord Africa, il cui già fragile equilibrio va a sommarsi a quello praticamente compromesso della Siria. Sui siti dei ribelli libici e sulle pagine social escono notizie aggiornate che parlano dell'aeroporto di Tripoli preso dai miliziani irregolari, tanto che i voli sarebbero stati dirottati su Misurata. Si racconta anche di un centro turistico assediato e si riportano news che fanno pensare al caos più totale nella capitale della Tripolitania. «Il consiglio presidenziale si legge su una pagina Facebook annuncia l'emergenza a Tripoli. Significa che il presidente sta cadendo a pezzi davanti alle forze dell'esercito». E ancora: «Siamo pronti a entrare a Tripoli, attendiamo gli ordini del generale Haftar».

Al Serraj ha dichiarato lo stato di emergenza a causa dei violenti scontri tra milizie. La misura, dicono i media arabi, sarebbe diretta a fermare lo spargimento di sangue, ridurre le perdite materiali e le vite umane, tutelare la sicurezza dei civili, le strutture pubbliche e private.

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