Troppi tagli: un colpo al cuore in cardiologia

Sei malato di cuore? Due su tre ce la fai. È un po' riduttivo nella formula e nella sostanza, ma soprattutto sulla salute degli italiani non si dovrebbe scherzare. La realtà è tuttavia fatta di numeri e di questi tempi anche di tagli. I numeri che emergono come tema essenziale dal caldissimo Congresso nazionale dell'Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, a Milano sino a domani, sono: oltre 750 mila vite strappate all'infarto negli ultimi 50 anni grazie al lavoro dei reparti di cardiologia italiani. E i tagli? Due su tre reparti sono destinati a saltare e i conti con la salute non possono tornare.

In pratica, un terzo delle strutture che costituiscono il network nazionale dell'assistenza cardiovascolare è a rischio e la denuncia mediatica è arrivata forte ieri, nel corso del talk show al centro del Congresso, 46ma edizione, eccezionalmente migrato dopo 40 anni da Firenze a Milano-Expo, che vede riuniti 2500 fra esperti e cardiologi.

Ecco che arriva un colpo al cuore per la sanità. Il cuore pulsante di questo network cardiologico assistenziale italiano, considerato «tra i migliori al mondo per qualità e tempestività di intervento», come sottolinea Michele Massimo Giulizia, presidente Anmco, sembra improvvisamente malato e potrebbe aggravarsi per colpa della revisione della rete ospedaliera che ridurrà di oltre 3 volte i centri attivi italiani: da 823 a 242.

Milano con questo Congresso diventa capitale nazionale della cardiologia e può vantare diversi traguardi raggiunti - come l'importante strada tecnologica intrapresa e attiva, anche prevenzione digitale – ma con l'Anmco si fa soprattutto portavoce del grido d'allarme mosso dal suo presidente, che avverte: «Da questo Congresso mi aspetto soprattutto che ci si renda conto che è a rischio la salute cardiovascolare degli italiani».

Michele Giulizia, che è anche direttore della Struttura complessa di cardiologia dell'ospedale Garibaldi-Nesima di Catania, non ci deve ricamare sopra: «Tanta scienza e tanta tecnologia sono importanti, come la prevenzione e la comunicazione, ma non dobbiamo perdere

di vista lo snodo cruciale su cui si basa l'assistenza cardiologica in Italia: ovvero l'esistenza di reparti di cardiologia. Per questo abbiamo aperto i lavori con una domanda precisa: «Esisterà ancora la cardiologia?».

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