Chiaro che non ci possono essere parole di fronte alla morte di un ragazzo di 19 anni a cui la vita ha dato meno di quanto meritasse. Ed altrettanto scontato è riporre, condividendo ed apprezzando le parole del papà di Ramy, la massima fiducia nei magistrati che stanno valutando l'ipotesi di contestare ai carabinieri l'omicidio volontario con dolo eventuale. Un'accusa terribile anche solo a ipotizzarla, ma che già all'avvio delle indagini aggiunge altre vittime a quella terribile notte del 24 novembre. Inducendo a trarre un'unica morale e a dire che se tutti rispettassimo la legge, simili tragedie non succederebbero. Perché è facile adesso crocifiggere i carabinieri, guardando il video dell'inseguimento stando comodamente seduti sul divano o alla scrivania di un giornale, pronti a riversare su di loro le peggiori accuse. Perché a chi dice che immagini e parole sono il miglior capo d'imputazione, va risposto che è difficile giudicare gesti e forse anche frasi pronunciate nella concitazione e con l'adrenalina di una situazione in cui tutte le vite erano messe a rischio: quelle di chi fuggiva, insieme a quelle di chi inseguiva. Tutti accomunati in una roulette micidiale, ma con la ben netta differenza che i militi stavano facendo il loro dovere, i due ragazzi avevano appena commesso un reato, forzando un posto di blocco. Di qui la pazza corsa di oltre 8 chilometri nelle strade di una città, fortunatamente deserta, mettendo a rischio anche le vite di chi poteva avere la malasorte di trovarsi in quelle traiettorie. E a chi punta il dito chiedendo il senso della caccia a due ragazzi in scooter, è fin troppo semplice rispondere che in quel momento i carabinieri non potevano certo sapere chi fossero quelle due ombre lanciate in una fuga indiavolata. Magari pericolosi mafiosi ricercati da anni o terroristi assassini. Senza dimenticare che quel «bene» pronunciato al momento della caduta del T-Max, va decifrato e bene interpretato. Capire in che senso sia pronunciato dai militari che comunque sono stati i primi a cercar di salvare Ramy Elgaml, praticandogli un massaggio cardiaco. E che di un'ipotesi di speronamento non c'è al momento alcuna prova, perché la ricostruzione della Polizia locale tende ad escluderlo.
Nell'attesa di elementi più precisi, va detto che la parte meno difendibile è l'aver costretto un testimone a cancellare il video che avrebbe potuto chiarire la dinamica. Nella speranza che a questo punto e per evitare simili guai, la tentazione di carabinieri e poliziotti non sia di lasciar scappare chiunque non si fermi a un posto di blocco. Ragazzo, mafioso o pericoloso terrorista.
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