Truffa da 31 milioni. Arrestato a Milano l'hacker super ricercato

Era ricercarto per maxi-truffa telematica e riciclaggio dall'Fbi. Arrestato a Malpensa hacker italo-australiano

Truffa da 31 milioni. Arrestato a Milano l'hacker super ricercato
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Era ricercato in tutto il mondo dall'Fbi per una maxi-truffa telematica e riciclaggio. Un cittadino italo-australiano è stato arrestato nei giorni scorsi all'aeroporto Malpensa dove era arrivato con un volo proveniente da Singapore. Aveva fatto perdere le sue tracce da oltre tre anni, ma il Federal Bureau of Investigation, attraverso il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e dello specialista cyber della Polizia Postale operante presso l'Ambasciata d'Italia a Washington, aveva allertato la polizia italiana sulla possibilità che l'uomo transitasse per il nostro Paese. Così, appena l'aereo ha toccato terra, è stato individuato e arrestato in esecuzione di un mandato emesso dalla Corte Distrettuale del Nord Carolina, negli Stati Uniti.

La giustizia americana gli contesta di fare parte di «un'associazione per delinquere finalizzata alla frode informatica, al danneggiamento di apparati telematici protetti da misure di sicurezza e al riciclaggio del denaro illecitamente ricavato». Un raggiro che, secondo l'accusa, avrebbe fruttato all'hacker 31 milioni di euro. Adesso l'uomo è stato portato nel carcere di Busto Arsizio in attesa del completamento delle procedure di estradizione. Addosso aveva migliaia di euro in contanti, carte di credito, alcuni dispositivi informatici e due preziosi orologi.

La truffa che avrebbe messo a segno ai danni di un gran numero di internauti, soprattutto anziani e persone vulnerabili, risale a qualche anno fa. In particolare, faceva apparire sui monitor dei pc un messaggio che informava che il computer era «compromesso», indicando un «codice di errore» e invitando a contattare con urgenza il call center indicato per ottenere assistenza tecnica e per evitare la perdita di dati personali e la «disattivazione» del computer.

Un messaggio ovviamente fasullo, generato da un malware diffuso dalla banda di cui faceva parte l'hacker arrestato. Chiamando il numero indicato, infatti, l'utente veniva invitato a fare un pagamento per l'assistenza tecnica. In tanti ci sono caduti, facendo arricchire l'italo-australiano e la sua banda.

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